martedì 29 dicembre 2009

Lunedi 4 Gennaio. Conferenza stampa dell'Associazione Vittime Uranio a Lecce

Le denunce di nuovi casi di militari morti e malati per probabile contaminazione da uranio impoverito. Il bilancio sul numero delle vittime, molto più preoccupante di quello fornito dall'allora ministro della Difesa Parisi in Commissione di inchiesta. Un dossier sul poligono salentino di Torre Veneri. Le testimonianze di alcune vittime pugliesi, tra cui quella del salentino Carlo Calcagni, Capitano dell'Esercito reduce dalla Bosnia, in procinto di affrontare l'ennesimo intervento, questa volta in Inghilterra, senza il sostegno di nessuno, e della madre di un altro ex militare ora malato di cancro.

Sono gli argomenti della conferenza stampa che l'Associazione Vittime Uranio terrà a Lecce, lunedì 4 Gennaio 2010. Appuntamento alle ore 12.00 presso la sala delle conferenze di Palazzo Adorno, sede della presidenza della Provincia, in via Umberto I. Con la partecipazione dei rappresentanti e dei legali dell'associazione, dei familiari delle vittime, dei militari malati, del Presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone, del leader del movimento "Salento Libero Regione" Mario De Cristofaro, dei parlamentari Teresa Bellanova (Pd), e Maurizio Turco (Radicali - PDM, partito per la tutela dei diritti dei militari e delle forze di polizia), primo firmatario di una recente proposta di legge per l'istituzione di una nuova commissione parlamentare di inchiesta sull'uranio.

mercoledì 23 dicembre 2009

Interrogazione al ministro La Russa: fare chiarezza su numero vittime

Su invito dell'Associazione Vittime Uranio, ieri, alcuni deputati radicali hanno presentato la seguente interrogazione al ministro Ignazio La Russa.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.

- Al Ministro della difesa.

- Per sapere - premesso che:

l'Associazione vittime uranio ha pubblicato sul suo sito http://www.vittimeuranio.com/ un elenco riportante 76 nomi di militari italiani morti per presunta contaminazione da uranio impoverito, citando solo i casi resi pubblici dai familiari attraverso le associazioni;

esistono documenti dai quali risultano 174 casi di militari morti e oltre 2.500 casi di militari affetti dalle citate patologie;

tali dati non comprenderebbero il personale non più in servizio al momento della morte e della malattia perché congedato o in pensione nonché mancherebbero i reduci della guerra del Golfo, della missione in Somalia, della missione in Bosnia e tutto il personale impiegato nei poligoni, su tutti quelli della Sardegna (Capo Frasca, Capo Teulada, Salto di Quirra);

il giorno 11 novembre 2009 è stata presentata la proposta di legge n. 2912 con la quale gli interroganti intendono promuovere l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato alle dipendenze dei Ministeri della difesa e dell'interno, che ha svolto il proprio servizio presso gli enti e i reparti delle Forze armate e delle Forze di polizia a decorrere dal 1980, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico, ovvero da agenti contaminanti di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, nonché agli effetti e alle conseguenze derivanti dalle pratiche vaccinali e di profilassi a carico del personale civile e militare delle amministrazioni pubbliche e quelli derivanti dall'impiego dei sistemi d'arma e dei materiali in dotazione alle Forze armate e alle Forze di polizia;

questi dati sono preoccupanti già solo nella loro incompletezza e parzialità -:

quanti siano i militari italiani morti e malati per le patologie connesse all'uranio impoverito, reduci da tutte le missioni internazionali che si sono svolte dal 1980 ad oggi, e quanti morti o malati per le stesse patologie abbiano invece prestato la loro opera nei poligoni presenti sul territorio nazionale;

se il ministro interrogato in attesa che la proposta di legge in premessa compia il suo iter parlamentare, intenda effettuare una verifica sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato alle dipendenze dei Ministeri della difesa e dell'interno, che ha svolto il proprio servizio presso gli enti e i reparti delle Forze armate e delle Forze di polizia a decorrere dal 1980, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico, ovvero da agenti contaminanti di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, nonché agli effetti e alle conseguenze derivanti dalle pratiche vaccinali e di profilassi a carico del personale civile e militare delle amministrazioni pubbliche e a quelli derivanti dall'impiego dei sistemi d'arma e dei materiali in dotazione alle Forze armate e alle Forze di polizia.(4-05560)

lunedì 21 dicembre 2009

Proposta di legge dei Radicali per una nuova Commissione di inchiesta

Una commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato alle dipendenze dei ministeri della Difesa e dell'Interno, che ha svolto il proprio servizio presso gli enti e i reparti delle Forze armate e delle Forze di polizia a partire dal 1980, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico. A proporne l'istituzione il drappello di radicali presenti a Montecitorio ed iscritti al gruppo del Pd.

In base alla proposta, la commissione dovrà occuparsi anche degli effetti e delle conseguenze derivanti dalle pratiche vaccinali e di profilassi a carico del personale civile e militare delle amministrazioni pubbliche e di quelli derivanti dall'impiego dei sistemi d'arma e dei materiali in dotazione alle Forze armate e alle Forze di polizia. Secondo i promotori la commissione potrà "proseguire proficuamente il lavoro, talvolta frettoloso, degli organi inquirenti e delle autorità militari, al fine di svelare i fatti e di accertare le responsabilità di queste tragiche morti". I genitori e i familiari di questi ragazzi - spiegano i parlamentari - "attendono ancora con fiducia che si faccia chiarezza sulle cause di morte che li hanno privati per sempre dei loro figli e dei loro affetti o che li hanno resi vittime inconsapevoli di gravi patologie invalidanti". L'atto, che vede come primo firmatario Maurizio Turco, è stato assegnato il 15 dicembre all'esame delle commissioni riunite Affari Costituzionali e Difesa.

venerdì 18 dicembre 2009

Altri due militari malati in Sardegna. Avevano operato in Bosnia e a Teulada

Ancora due casi di malattia da possibile contaminazione da uranio impoverito. Riguardano un militare e un ex militare, entrambi della provincia di Cagliari, entrambi malati di tumore. Li denuncia il legale dell’Associazione Vittime Uranio, Bruno Ciarmoli.

“Un sottufficiale dei Carabinieri di 45 anni - spiega l’avvocato - sta combattendo con un linfoma non Hodgkin che gli è stato diagnosticato al rientro da una missione in Bosnia nel 2001-2002. L’uomo ha presentato la domanda per il riconoscimento della causa di servizio nel 2004, ma non ha ancora ricevuto risposta”.

“Ad un ex militare dell’Aeronautica di 32 anni - continua Ciarmoli - nel 2003 è stato diagnosticato un un linfoma di Hodgkin maligno alle vie respiratorie. Il ragazzo era stato impegnato nel 97/98 presso il poligono di Capo Teulada dove ha svolto diverse mansioni all’interno della polveriera, effettuando i servizi di guardia armata e sparando ai poligoni.”

“Nel mese di Febbraio Marzo 1998 – ha raccontato il ragazzo a Vittimeuranio.com - c'e' stata una grande concentrazione di trasporto e deposito armi e munizioni presso tutta la base. I militari venivano così a contatto con casse di munizioni abbandonate. I medici hanno supposto che la mia malattia può essere stata provocata dalle micropolveri inalate nel poligono”.

martedì 15 dicembre 2009

Aggiornato il "Libro Nero". 25 morti denunciati solo negli ultimi due anni. Ma è caos sui dati "ufficiali"

Era il 2007 quando compilammo il "Libro Nero", cercando, in assenza di dati ufficiali, di dare un quadro della dimensione del fenomeno. Allora, insieme al presidente dell'Anavafaf Falco Accame, contammo 50 morti e presentammo le loro storie in una conferenza stampa il 19 giugno alla Casa del Cinema a Roma. Da quel giorno sono stati 25 i nuovi casi di morte segnalati.

Discordanza nei dati relativi al numero delle vittime
Il Ministro della Difesa Arturo Parisi nelle sue due audizioni del 9 ottobre 2007 e del 6 dicembre 2007, ha indicato rispettivamente in 37 e 77 i casi di morte e in 255 e 312 i casi di malattia, dunque delle cifre sensibilmente discordanti tra loro, mentre la Sanità Militare (GOI, Gruppo Operativo Interforze) ha indicato in 158 i casi di morte e in 1833 i casi di malattia (vedi audizione del Senato del 4 ottobre 2007).

>>> IL LIBRO NERO

venerdì 11 dicembre 2009

“Una leucemia fulminante ha ucciso mio marito a 29 anni". La lettera della vedova di un reduce dalla Somalia

Buongiorno, sono la moglie di un ragazzo di 29 anni della provincia di Bari morto a settembre 2004, per colpa di una malattia maledetta "Leucemia Fulminante". E' successo tutto in tre giorni, senza neanche capire cosa stesse accadendo. Nel 1992 ha svolto il servizio militare nella Folgore come paracadutista, circa 2 anni dopo e' andato in missione in Somalia, sempre come paracadutista.

La mia triste e brutta storia inizia nel settembre del 2004, in vacanza. Da premettere che la mia attuale figlia era nata da 40 giorni. Mio marito si svegliò una mattina dicendo che aveva la febbre, andò dal dottore che gli diede un antibiotico generico. Verso sera la febbre calò, la mattina seguente si svegliò dicendomi che urinava sangue e così di corsa andammo all’ospedale di Andria (Puglia). Qui lo tennero in pronto soccorso fino alle 11.30, una infermiera mi disse che non era niente, anzi mi accennò solo che erano delle vene che erano "impazzite". Mi disse anche che bisognava trasportarlo in un altro ospedale, quello di Trani. Ci fecero andare in macchina, perchè lui poteva guidare. Quando arrivammo all'ospedale di Trani c'era già ad aspettarci il primario, il quale, avendo saputo che non avevamo preso l'ambulanza, si arrabbiò, perchè in quel contesto mio marito non poteva assolutamente guidare, visto la gravità della situazione di cui noi però non sapevamo ancora nulla.

Lo ricoverarono subito e fecero svariati esami, compresa l'aspirazione del midollo dallo sterno, dopo ore lo rividi e lui mi disse che gli faceva molto male, ma io non capii ancora la gravità della cosa, nessuno mi diceva niente. Nessun dottore parlava, ero assorta solo dalle parole di mio marito il quale con voce pacata e quasi di rassegnazione mi raccomandava di dare il latte ad Angelica e mi consolava LUI, dicendomi di non piangere. Mio marito aveva una grande forza d'animo, queste furono le sue ultime parole, perchè poi ebbe un’emorragia e entrò in coma.

A questo punto il dottore finalmente si presentò al mio cospetto, dalla sua bocca uscirono queste testuali parole: “suo marito ha avuto una leucemia fulminante che gli ha provocato la paralisi del lato destro”. Ma neanche loro sapevano quanto potesse andare avanti così. Iniziò un vero calvario con trasfusioni, esami ecc. Chiedendo il perché di tutto ciò mi dissero che forse la causa scatenante poteva essere nella missione di mio marito in Somalia.

Sabato 10 settembre alle 14.30 ci chiamarono per dirci che lui non c'era più. Io mi porto ancora oggi una rabbia alla quale non riesco a dare sfogo e tregua perchè mi chiedo sempre: “perchè a me?”, “perchè a lui? alla nostra famiglia, alla nostra figlia appena nata?”

Il ricordo di mio marito è sempre vivo in me e negli occhi di mia figlia, lui vive non solo dentro i nostri cuori ma è presente con le sue immagini ovunque, in casa, a lavoro. Questo per non scordare mai l'uomo che ho amato e che sempre amerò e per ricordare anche a mia figlia l'amore che quest'uomo ha donato, se pur per breve tempo, a tutti noi. So che ci sono tante altre storie come la mia, chiedo se e' possibile far qualcosa per evitare che giovani e meno giovani paghino per gli errori degli altri.

"La Difesa non ha tutelato i suoi dipendenti". Le motivazioni della sentenza del Tribunale di Roma

"In capo al ministero della Difesa si configura una responsabilità ex articolo 2043 Cc ("fatto illecito") per non aver tutelato abbastanza i suoi dipendenti.Si configura un nesso eziologico fra la missione in Kosovo e il linfoma di Hodgkin diagnosticato al militare, da mettere in relazione all'uranio impoverito contenuto nelle munizioni utilizzate sul teatro delle operazioni".

È quanto emerge dalla sentenza 10413/09, emessa dal Tribunale civile di Roma, depositata lo scorso 1 Dicembre.
La sentenza ha condannato la Difesa al risarcimento con 1,4 milioni di euro ai familiari di un militare della Provincia di Lecce, scomparso nel 2005, a soli 26 anni, dopo diverse missioni in Kosovo, teatro dal quale era rientrato nel 2003.

"Un nuovo precedente - ha commentato il legale barese Bruno Ciarmoli - che ci sarà utile per le citazioni in giudizio che ci stiamo apprestando a presentare, così come la sentenza del tribunale di Firenze di appena un anno fa, che condannò lo stesso ministero al risarcimento di 545 mila euro di un militare ammalatosi dopo una missione in Somalia".

Per il ctu medico-legale il caporal maggiore contrae la patologia durante la missione nell'ex Yugoslavia. Né la commissione medica del Ministero esclude la dipendenza della malattia da causa di servizio. Dopo i bombardamenti, spiegano gli scienziati, l'uranio impoverito contagia l'ambiente e di qui passa all'uomo. Le analisi ai raggi X condotte dall'Università di Reggio Emilia e Modena sul militare rivelano "corpi estranei", che non essendo "biodegrabili né biocompatibili", possono avere determinato "manifestazioni patologiche": si tratta, in particolare, di "particelle di forma sferica che sono tipiche di una formazione ad alta temperatura.

"È evidente", scrive il giudice Corrado Cartoni, il nesso eziologico fra la missione e la malattia. Il militare, pur volontario, non era stato messo al corrente dei rischi connessi alle operazioni nelle zone in cui sarebbe stata presente la sostanza "incriminata". Il Tribunale decide perciò risarcimenti ai congiunti per una somma complessiva di 1,4 milioni circa. Circa 254 mila euro alla vedova del caporal maggiore, quasi 229 mila ciascuno ai genitori, 127 mila alla sorella. Il danno patrimoniale è liquidato alla moglie, purtroppo ormai rimasta da sola, in 450 mila euro.

giovedì 10 dicembre 2009

"La mia esperienza in Kosovo". Scrive un carabiniere

Salve, sono un maresciallo dei Carabinieri, nel 2003 ho partecipato ad una missione in Kossovo durata 8 mesi. Al mio arrivo ricordo di aver notato dei carri armati abbandonati, cimeli della guerra da poco finita. Incoscientemente feci delle foto vicino quei carri armati che sembravano intatti ad accezione della torretta che appariva separata dal carro.

Solo dopo mi spiegarono dei commilitoni che quei carri erano stati bombardati con proiettili all'uranio impoverito e per quello apparivano intatti ma con la torretta staccata, infatti i proiettili penetravano in un foro piccolissimo e facevano esplodere il carro staccando la torretta ma lasciando intatto lo scafo. Premesso cio', nel 2005 mi diagnosticarono un Gozzo Tiroideo che ho monitorato fino ad oggi. Considerato che è cresciuto fino a quasi 7 centimetri, pochi giorni fa ho subito un intervento di tiroidectomia totale.

Preciso che dal 2005 al 2008 sono stato monitorato col protocollo MANDELLI a cui avevo aderito al rientro in Patria, ma non mi sono mai stati riscontrate alterazioni nei valori tiroidei, per questo nulla è stato fatto a livello medico dalla mia amministrazione.

E' di questo giorni la notizia che, come me, tanti militari rientrati dai Balcani, hanno subito l'asportazione preventiva della tiroide (si parla del 70% dei casi esaminati). Vorrei sapere se tali notizie trovano fondamento.

Sono stato sconsigliato di intentare un riconoscimento di causa di servizio in quanto avendo i valori tiroidei nella norma (prima dell'intervento) non ci sono indicazioni cliniche circa la correlazione tra il gozzo quale causa di servizio o comunque legato a inquinamento da radiazioni nel caso specifico "sindrome dei Balcani". Vorrei avere da voi un parere o delle indicazioni sulle strade da percorrere. Sono comunque in attesa di avere l'esame istologico del gozzo asportato, unitamente ad altro nodulo piu' piccolo presente anch'esso nell'altra ala della tiroide.

Mi ritengo al momento fortunato per non aver contratto malattie piu' gravi come quelle che hanno visto anche il decesso di alcuni militari reduci da tali missioni. Ma rimango comunque convinto che la mia, anche se pur minima, menomazione sia da attribuire alla "sindrome di Balcani" che a causa di mancanza di informazione, e di idonei strumenti di protezione, ha fatto così tante vittime. Molti pensano ai risarcimenti che comunque non restituiscono la vita o la buona condotta di essa, ma per quei quattro soldi che danno nelle missioni non mi sembra che possiamo essere considerati "carne da macello".

Vi ringrazio anticipatamente per il tempo dedicatomi.

martedì 8 dicembre 2009

La Difesa: 328 le domande di risarcimento presentate. Record in Sardegna

Per i pacifisti è una strage di Stato, per il Ministero della Difesa una serie di pratiche da esaminare in tempi stretti. Sono 328 le persone che hanno presentato la domanda di risarcimento per i tumori provocati dall'esposizione all'uranio impoverito e a nanoparticelle di metalli pesanti pervenute negli uffici del Ministero entro il 7 novembre scorso. Lo comunica la segreteria del ministro Ignazio La Russa con una nota ufficiale.

I DATI Nel dettaglio, si tratta di 233 militari, 173 dei quali hanno partecipato alle missioni all'Estero sotto la bandiera della Nato, mentre gli altri 60 si sono ammalati di cancro dopo aver prestato servizio nei poligoni di tiro come quelli di Quirra, Perdasdefogu e Teulada. Ventitré richieste sono state presentate da dipendenti civili dell'amministrazione militare che hanno lavorato al seguito del contingente italiano impiegato nelle missioni nei Balcani, in Somalia, in Iraq e in Afganistan. Dodici riguardano militari deceduti: a inoltrare la richiesta al Ministero della Difesa sono stati gli eredi, i genitori oppure i fratelli e le mogli dei soldati morti.

NELL'ISOLA L'ultimo dato è quello che più riguarda la Sardegna: sessanta cittadini civili residenti nelle zone nei pressi dei poligoni hanno chiesto di essere risarciti dallo Stato per i tumori causati dall'esposizione alle sostanze radioattive cancerogene contenute in certi armamenti utilizzati per le esercitazioni e le sperimentazioni belliche. Tutti questi sessanta casi di tumore registrati dal Ministero della Difesa riguardano cittadini sardi che abitano a ridosso di Quirra o Teulada. Un dato choc che assegna all'Isola questo primato, anzi, addirittura l'esclusiva: in nessuna altra parte d'Italia che pure ospita poligoni militari di una certa estensione (Ravesio in Friuli, Carpegna nelle Marche, Monte Rotondo Viterbo e Civitavecchia) ci sono ammalati di tumore che hanno presentato una domanda di risarcimento al Ministero.

LA SCADENZA La Difesa precisa che si tratta di un dato aggiornato al 27 novembre scorso. «Entro il 7 novembre - precisa il tenente colonnello Ciro Esposito - potevano presentare domanda di risarcimento in base al decreto del presidente della Repubblica numero 37 del 2009 i militari o i civili che si sono ammalati dopo aver preso parte alle missioni all'Estero oppure dopo aver lavorato o vissuto nelle aree dei poligoni militari e che sapevano della loro malattia alla data di pubblicazione del decreto. Gli altri che si sono ammalati dopo il 5 maggio hanno tempo sino al 31 dicembre». Il Ministero precisa che ogni domanda dovrà essere sottoposta al parere di una speciale commissione medica.

IN TRIBUNALE I dati ufficiali si prestano a una serie di riflessioni. Innanzitutto si tratta di numeri parziali. I malati a causa della guerra vera o simulata sarebbero molti di più. Tanti hanno seguito altre strade nella loro battaglia per ottenere giustizia dallo Stato. Per esempio in diversi casi ci si è rivolti a un Tribunale civile per il risarcimento dei danni. Ottenendo in alcuni processi cifre record: un milione e 400 mila euro sono stati assegnati ai familiari di un militare di Lecce malato di tumore dopo una missione nei Balcani e deceduto nel 2005 proprio a causa del mancato utilizzo da parte delle forze armate italiane delle protezioni per l'esposizione all'uranio impoverito in dotazione invece per esempio nell'esercito statunitense impiegato nelle stesse zone di guerra.

ALTRI NUMERI Secondo le associazioni a tutela dei soldati come Osservatorio militare, Vittimeuranio.com e Anavafaf, sono migliaia i militari malati dopo le missioni di pace o le esercitazioni nei poligoni italiani e sardi in particolare e centinaia di morti. Numeri molto superiori se confrontati a quelli delle persone che hanno presentato in questi giorni la richiesta di una speciale elargizione al Ministero.

I PACIFISTI Anche secondo Mariella Cao, portavoce del gruppo di pacifisti sardi “Gettiamo le basi”, impegnato da anni nella lotta civile per la chiusura dei poligono di Quirra, Teulada e Capo Frasca, si tratta comunque di dati raccapriccianti. «Solo la Sardegna paga un tributo in termini di malati di tumore per la presenza dei poligoni. Noi lo denunciamo dal 1999, dopo i primi casi di soldati morti per le esposizioni a sostanze radioattive, Giuseppe Pintus e Salvatore Vacca. In questi anni abbiamo tenuto una triste statistica: solo nella zona di Quirra, secondo noi, sono morti almeno venti militari e cinquanta civili. Il nuovo decreto, poi, esclude dalla possibilità di ottenere un risarcimento chiunque abiti in un paese distante più di un chilometro e mezzo dai poligono. Eppure a noi risulta che tante persone di Escalaplano, Villagrande e di altri paesi del Sarrabus, del Gerrei, dell'Ogliastra e del Sarcidano si sono ammalate per aver frequentato per lavoro le zone attorno a Quirra».

Articolo di Paolo CARTA - L'Unione Sarda - 8 Dicembre 2009

lunedì 7 dicembre 2009

"Un linfoma dopo la leva a Teulada"

Tra le tante mail che ci giungono in queste ore, pubblichiamo quella di un ragazzo che ci racconta la sua storia. Anche lui ci scrive dalla Sardegna.

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Buongiorno,

Sono il signor XXXXXXXXXXX, ho 32 anni e scrivo da Cagliari.

Espongo brevemente la situazione:

Nel 1997-98 sono stato reclutato al 116° Sudepaereo di Serrenti (Cagliari) per il servizio di leva nell’Aeronautica Militare. In quei mesi ho svolto diverse mansioni all’interno della polveriera o deposito armi militare, effettuando i servizi di guardia armata, sparando ai poligoni di allenamento della base di Teulada, adempiendo al mio dovere di soldato ho anche ricevuto i gradi di Aviere Scelto (comuni ai militari di leva del periodo) e sono stato congedato con buoni voti.

Nel mese di Febbraio Marzo 1998 c'e' stata una grande concentrazione di trasporto e deposito armi e munizioni presso tutta la base. I militari venivano a contatto con casse di munizioni abbandonate, aperte presso tutta la base, in quanto al suo interno vi era una armeria.

Nel 2003 ho riscontrato un tumore, un linfoma di Hodgkin maligno ai bronchi (vie respiratorie). I medici hanno supposto che la mia malattia poteva essere stata provocata dalle micropolveri inalate attraverso la normale respirazione. Dopo sei cicli di chemioterapia e un mese di radioterapia la mia situazione si è stabilizzata, ma è una malattia dalla quale è IMPOSSIBILE dichiararsi guariti, infatti devo sostenere a vita le visite mediche (un’ora ogni sei mesi) per accertare tale stabilita.

Questa malattia come potete immaginare mi ha causato una mancanza dal posto di lavoro (sono assunto dal 2001) per le cure per un tempo pari quantificabile a 8 mesi, tagliando ogni possibilità di promozione, carriera lavorativa e considerazione. Ho rischiato persino il posto di lavoro e tuttora sono considerato come una persona portatrice di handicap che non può svolgere mansioni comuni come recarmi alla sala macchine (servers) perché è una sala iperventilata a 16 gradi e questo mi potrebbe causare problemi di respirazione. Questo mi porta inevitabilmente a svolgere lavori minori.

Cordiali saluti

domenica 6 dicembre 2009

"Mio padre morto di leucemia dopo il servizio"

Ancora un caso di morte per presunta contaminazione da uranio impoverito. A rivolgersi a Vittimeuranio.com è stata la figlia di un un ex sottufficiale dell'Esercito, della provincia di Cagliari, che ha prestato servizio presso il poligono di Teulada, in Sardegna.

"Mio padre - ha detto la donna - ha sofferto per una mielodisplasia linfatica degenerata in seguito, nonostante lunghe cure, in leucemia mieloide acuta, causa tre mesi fa del suo decesso".
Secondo un bilancio del Goi (Gruppo Operativo Interforze della Sanità Militare) in Italia, sarebbero 158 i morti e 1991 i malati per possibile contaminazione da uranio impoverito.

Accame: rispettare le leggi in materia di assistenza

(ANSA) - ROMA, 6 DIC - ''Perche' la magistratura deve intervenire quando esistono leggi da applicare?''. E' la domanda avanzata da Falco Accame, presidente dell'Anavafaf - un'associazione che assiste i familiari delle vittime arruolate nelle forze armate - dopo la sentenza del tribunale di Roma che ha condannato la Difesa ad un risarcimento di 1,4 milioni ai parenti di un militare morto anni fa per presunta contaminazione da uranio.

''La notizia del risarcimento concesso per uno degli ormai numerosi casi di morte che possono essere causati da uranio impoverito - dice Accame - pone il problema di fondo del perche' e' necessario che intervenga la magistratura per avere il riconoscimento di cio' a cui l'amministrazione dovrebbe provvedere applicando le leggi esistenti''. Senza contare che ''le vittime debbono sobbarcarsi le spese degli atti giudiziari per ottenere cio' che dovrebbe essere loro dovuto'' e dunque ''c'e' da chiedersi come puo' ottenere giustizia chi non dispone di sufficiente denaro per ricorrere a un legale''.

mercoledì 2 dicembre 2009

Nuova condanna al Ministero della Difesa. Dovrà risarcire i familiari di una vittima con un milione e quattrocentomila euro

A meno di un anno dalla storica sentenza di Firenze un altro tribunale, quello civile di Roma, condanna il Ministero della Difesa a risarcire i familiari di un militare vittima da possibile contaminazione da uranio impoverito.

Questa volta la cifra stabilita dal giudice è di un milione e quattrocentomila euro per il danno non patrimoniale subito. La sentenza del Tribunale toscano, del dicembre 2008, aveva invece condannato il Ministero a risarcire con 545mila euro il paracadutista Gianbattista Marica, scomparso un mese dopo. Si tratta sicuramente di un altro passo avanti sulla strada della verità e della giustizia, almeno sul fronte civile.

>>> Le motivazioni della sentenza

martedì 3 novembre 2009

Altri casi di morte e malattia

Altri casi di militari morti o malati per presunta contaminazione da uranio impoverito vengono segnalati da Falco Accame. ''L'11 settembre scorso - riferisce - e' morto per leucemia mieloide cronica un maresciallo paracadutista di Roma che ha operato in Bosnia nel 2000. A Milano si e' ammalato di un linfoma di Hodgkin un militare che ha operato in Somalia dove ha effettuato pattugliamenti e scorte senza misure di protezione dal giugno 1993 all'ottobre dello stesso anno. Un altro militare della Folgore, residente in provincia di Milano, anche lui in servizio in Somalia nel '93, si e' ammalato di un carcinoma''. Un ulteriore caso segnalato da Accame e' quello di un militare che ha operato in Somalia, Bosnia e Albania, ammalatosi di un carcinoma papillifero. ''Entro il 6 novembre 2009 - sottolinea il presidnete dell'Anavafaf - scade il termine utile per la domanda di risarcimento in base al Dpr 37/2009 in attuazione di quanto disposto dalla Finanziaria 2008.

Ma praticamente (salvo eccezioni) nessuno dei militari malati conosce questo decreto perche' non reso noto dai mass media e di conseguenza non vengono avanzate le domande. Occorre quindi renderne nota l'esistenza e procrastinare la data di scadenza''. Secondo Accame, ''grandissima incertezza vi e' sul numero delle vittime che oscilla tra le 300 e le 2.000, il che denota grave incuria. L'Anavafaf ha indetto una manifestazione di protesta che si terra' domani, in occasione del 4 novembre, presso la stele dei Caduti in tempo di Pace a Roma''.

mercoledì 28 ottobre 2009

"Sto perdendo mio figlio, malato terminale a 26 anni". Il dolore di una madre, che chiede verità

Sono la mamma di un ex militare di 26 anni che ha svolto il servizio al poligono di Capo Teulada dal 2001 al 2002 e adesso si trova ricoverato in un centro di malati terminali all’istituto Hospice di Cagliari. Mio figlio, che era un tiratore scelto, sta combattendo con un tumore maligno del quarto grado denominato Gliomatosis Cerebry.

Il dubbio che la malattia sia dovuta al servizio svolto, e ad una possibile contaminazione da uranio impoverito, mi è venuto fin dal primo accertamento fatto all'ospedale Brotzu, sempre a Cagliari, quando i medici hanno parlato di una lesione cerebrale grave, causata da inalazioni. Non riesco a darmi una spiegazione a tutto ciò, chiedo solo di sapere la verità sul perché sto perdendo mio figlio.
P.C.

Al nostro blog si è rivolto anche A.D., ex militare di Rimini di 35 anni, che ha prestato servizio nei poligoni del Salto di Quirra e di Capo Teulada, sempre in Sardegna. “L’anno scorso - ha scritto - mi è stato rimosso un tumore benigno e quest'anno mi e' stato diagnosticato il diabete. Infine mio figlio di quattro anni ha problemi di autismo”. “Il poligono - ha raccontato - era pieno di bossoli, impossibile non maneggiarne qualcuno, anche solo per fare qualche foto sui rottami di un vecchio carro distrutto. Inoltre girando con i fuoristrada tutto il giorno per i poligoni la sera avevamo respirato veramente tantissima polvere e terra”.

martedì 27 ottobre 2009

Scadenza dei termini per le domande sui risarcimenti

Il prossimo 7 Novembre scade il termine per la presentazione delle domande per beneficiare dei risarcimenti per le vittime da possibile contaminazione da uranio impoverito.


PER INFORMAZIONI E ASSISTENZA:

STUDIO LEGALE Bruno Ciarmoli - tel. 080/52.47.542

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Alle vittime sono destinati 30 milioni di euro. Lo scorso 6 maggio è infatti entrato in vigore il Decreto del Presidente della Repubblica n. 37 del 3 Marzo 2009, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 22 Aprile 2009. Con questo decreto è stato emanato il regolamento di attuazione della legge numero 244 del 24 dicembre 2007 che definisce i termini e le procedure per la presentazione delle domande e il riconoscimento del danno per esposizione ad uranio impoverito.

La legge prevede che possono godere del risarcimento i militari in servizio o in pensione che, a partire dal 1 gennaio 1961, abbiano usato o custodito munizionamento con uranio impoverito, sia in zone di missione o di operazione all’estero, che in poligoni di tiro o depositi in Italia, e civili che abbiano volontariamente prestato la loro opera all’estero in zone di missione militare e cittadini italiani che siano venuti a contatto con munizionamenti o risiedono e abitano vicino a poligoni di tiro o depositi. Naturalmente hanno diritto anche i familiari di militari scomparsi, coniuge e figli, ma stranamente non i genitori.

Positivo il commento dell'avvocato Bruno Ciarmoli, del Foro di Bari, che assiste diversi familiari, secondo il quale "dopo la sentenza dello scorso dicembre che ha condannato il Ministero della Difesa al risarcimento di oltre 500mila euro nei confronti di un militare toscano, si fa un ulteriore passo avanti verso la verità e il riconoscimento di diritti sacrosanti."

giovedì 8 ottobre 2009

"Senza protezioni nel poligono di Torre Veneri".

Mi chiamo XXXXX ed ho 33 anni.

Vi scrivo per raccontarvi la mia storia. Nel gennaio 2002 mi e' stato diagnosticato un linfoma di Hodgkin, dopo molti mesi di cura, tra cui chemioterapia e radioterapia, il tumore sembrava in remissione. Nel maggio 2009 pero' ho avuto una recidiva che sto curando attualmente all' ospedale San Gerardo di Monza. Documentandomi sul nesso tra poligoni militari e uranio impoverito ho avuto un grandissimo dubbio sulle cause che hanno provocato la mia malattia.

Questo dubbio nasce dal fatto che io dal 1997 al 1998 ho prestato servizio di leva per 9 mesi come carrista nel poligono di Torre Veneri in provincia di Lecce. In quel periodo ho effettuato varie esercitazioni maneggiando munizioni ed armi di vario tipo. Tra le varie testimonianze riportate sul vostro blog la cosa comune tra le tante vittime e' proprio quella di aver maneggiato munizionamento etc. senza le dovute protezioni.

mercoledì 7 ottobre 2009

“Un tumore ha ucciso mio figlio di 30 giorni”

Un militare della provincia di Cagliari denuncia la morte del figlio, trenta giorni dopo la nascita. Lo fa scrivendo una lettera al nostro blog. “Il piccolo - scrive il militare - era nato con un tumore ed è morto subito dopo l’operazione di asportazione del Neuroblastoma. Un bellissimo bambino, avuto dopo aver per lungo operato nel Poligono sperimentale di Salto di Quirra in Sardegna”. I fatti si riferiscono ad alcuni anni fa, ma solo adesso, il sottufficiale ha deciso di renderli noti.

Al sito si è rivolto anche un militare della provincia di Cremona. “Dopo l’asportazione del tumore maligno che mi avevano riscontrato, - scrive - ho fatto analizzare i tessuti dove hanno riscontrato la presenza di ferro, titanio, rame, zinco e piombo”. A raccontare la sua storia, infine, un militare che ha prestato servizio nel poligono di Torre Veneri, in provincia di Lecce. “Sto combattendo contro un linfoma di Hodgkin - scrive il ragazzo di 33 anni - nel poligono ho effettuato varie esercitazioni, maneggiando munizioni ed armi di vario tipo, senza nessuna forma di protezione”.

giovedì 17 settembre 2009

Interrogazione parlamentare sulla nostra ultima denuncia

ATTO CAMERA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03994
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16Seduta di annuncio: 213 del 14/09/2009

Firmatari
Primo firmatario: TURCO MAURIZIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 10/09/2009
Elenco dei co-firmatari dell'atto
BERNARDINI RITA
PARTITO DEMOCRATICO
10/09/2009
BELTRANDI MARCO
PARTITO DEMOCRATICO
10/09/2009
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA
PARTITO DEMOCRATICO
10/09/2009
MECACCI MATTEO
PARTITO DEMOCRATICO
10/09/2009
ZAMPARUTTI ELISABETTA
PARTITO DEMOCRATICO
10/09/2009

Destinatari
Ministero destinatario:
MINISTERO DELLA DIFESA Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 10/09/2009
Stato iter: IN CORSO

Atto CameraInterrogazione a risposta scritta 4-03994 presentata da
MAURIZIO TURCO lunedì 14 settembre 2009, seduta n.213
MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. -

Al Ministro della difesa.

Per sapere - premesso che: una nota diffusa in data 4 settembre 2009, dall'agenzia di stampa ANSA (ore 17:21), riporta la notizia secondo la quale vi sarebbe un nuovo caso di possibile contaminazione da uranio impoverito ai danni di un ex militare in Sardegna; nella nota di agenzia si legge «Il ragazzo, 31 anni, della provincia di Cagliari ha scoperto di avere un linfoma di Hodgkin dopo aver prestato servizio, tra il 1999 e il 2000, nel poligono di Teulada, sempre in Sardegna. Qui è stato impegnato, tra l'altro, a raccogliere bossoli, dopo le esercitazioni, senza nemmeno un guanto e in totale assenza di qualsiasi altra misura di protezione contro l'uranio impoverito». La Sardegna è la regione italiana a contare il maggior numero di soldati deceduti per presunta contaminazione. Secondo il blog Vittimeuranio.com sarebbero almeno dieci» -: quanti sono attualmente i casi di militari italiani, deceduti o ancora in vita, suddivisi per Forza armata di appartenenza, che hanno denunciato l'insorgenza di patologie per le quali non è possibile escludere l'esistenza di una connessione con l'uso di munizionamento contenente uranio impoverito o la dipendenza da causa di servizio, o per fatti comunque riconducibili all'attività di servizio prestata alle dipendenze dell'amministrazione militare; quali i provvedimenti adottati dal Ministro interrogato per il riconoscimento del danno biologico e morale subito dai predetti militari e quali provvedimenti di carattere risarcitorio concessi che sono stati fino ad oggi concessi. (4-03994)

venerdì 4 settembre 2009

Nuovo caso in Sardegna. Linfoma ad ex militare. Raccoglieva bossoli a mani nude nel poligono di Teulada

Nuovo caso di possibile contaminazione da uranio impoverito ai danni di un ex militare in Sardegna. Lo denuncia l'avvocato Bruno Ciarmoli al quale il giovane si è rivolto per avere assistenza attraverso il blog Vittimeuranio.com, che da anni segue la vicenda.
"Il ragazzo, 31 anni, della provincia di Cagliari - spiega il legale - ha scoperto di avere un linfoma di hodgkin dopo aver prestato servizio, tra il 1999 e il 2000, nel poligono di Teulada, sempre in Sardegna. Qui è stato impegnato, tra l'altro, a raccogliere bossoli, dopo le esercitazioni, senza nemmeno un guanto e in totale assenza di qualsiasi altra misura di protezione contro l'uranio impoverito".

Si allunga così la scia dei casi sospetti che giungono dai poligoni militari soprattutto sardi. E proprio la Sardegna è la regione italiana a contare il maggior numero di soldati deceduti per presunta contaminazione. Secondo il blog Vittimeuranio.com sarebbero almeno dieci. Si tratta di Giuseppe Pintus (1994), Salvatore Vacca (1999), Antonio Vargiu (2001), Fabio Porru (2003), Valery Melis (2004), Gianfranco Floris (2004), Gianni Faedda (2002), Filippo Pilia (2002), Maurizio Serra (2004), Luciano Falsarone (2004). Secondo il Gruppo Operativo Interforze della Sanità Militare, infine, in Italia sarebbero 250 i morti e 1991 i malati.

lunedì 27 luglio 2009

Bari archivia sulla vicenda Uranio. Molte le perplessità

La sentenza emessa il 22 luglio 2009 dal tribunale di Bari, sulla vicenda delle morti da Uranio Impoverito, rappresenta una vera e propria pietra tombale sul desiderio di giustizia da parte dei familiari dei militari morti e degli ammalati nei Balcani a causa del “metallo del disonore”.

Il dispositivo giudiziario con cui lo stato italiano, il Ministero della Difesa e l’intera catena di comando escono assolti dal non aver rispettato e messo in atto tutte le misure per cautelare preventivamente i militari italiani, che avessero operato in zone bombardate con proiettili ad U238 è degno del miglior dottor Azzeccagarbugli.


“- I generali italiani non sapevano della pericolosità dell’Uranio impoverito e quindi esso non era inserito nelle norme antinfortunistiche vigenti dal 91 e gli americani che invece lo sapevano da tempo, se ne sono ricordati di avvisarci, nel luglio 1999, quando i soldati italiani operavano già in Kosovo nelle zone contaminate da oltre due mesi.

Il ministero della difesa impiegava solo… pochi mesi per tradurre dall’inglese il documento incriminato e a… dicembre “prontamente” emanava una direttiva cautelatrice verso il personale operante in zone “affette “ da uranio impoverito.

Se reato c’è stato in quel ritardo comunque sarebbe prescrivibile secondo le normative , quindi come in una comune sentenza su una “normale”strage sul posto di lavoro Dirigenti aziendali e capi reparto vanno tutti assolti!”-


ERRATA CORRIGE


Dobbiamo dire che la Puglia nella vicenda uranio in campo giudiziario e in numero di militari colpiti da sindromi ascrivibili alla permanenza in zone di guerra può vantare degli ottimi primati.

In base al precedente dispositivo giudiziario, dello stesso Tribunale di Bari, si respingeva il nesso tra la casualità U238 e malattie e conseguenti morti e con la sentenza di ieri riteniamo che il Ministero della Difesa italiana potrà inviare una comunicazione di errata corrige al Pentagono, relativamente a quell’allarmistico documento del luglio 1999 . e che dovrebbe recitare così:

”- In base a sentenze emesse da Tribunale di Bari in aprile 2007 e luglio 2009 e visti i risultati clinici su cavie umane ( militari inviati in zone “concimate” con uranio impoverito) riteniamo inutili e dannose le allarmistiche disposizioni precauzionali da voi inviateci su U238. -STOP-Preghiamo emettere disposizione NATO di rettifica su vostro precedente documento_STOP”-

Una volta tanto il diritto romano e la sua millenaria storia potrà dimostrare così la sua superiorità sull’agnostico e materialistico diritto anglosassone!


Peccato però che quella sentenza non fa i conti con quanto noi denunciammo sulle pagine del manifesto il 29 dicembre 2000, sin dai primi giorni in cui scoppiò il caso uranio, in cui parlammo di un muro di silenzio e di complicità NATO. http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/uranio_manifesto.htm


TUTTI SAPEVANO



Noi ribadiamo quanto già affermammo allora, tutti sapevano ma facevano finta di niente,troppe le coincidenze ce lo confermano!

Andiamo per ordine: tra il 94 e il 95 vi sono quegli attacchi aerei sulla Bosnia che portano alla pace di Dayton durante i quali vengono utilizzate per la prima volta sul territorio europeo i proiettili all'uranio.

Nello stesso territorio ,e guarda caso proprio nelle località serbe colpite, sono inviati come contingenti di pace i soldati del contingente italiano.

E’ solo un caso quello che porta nello stesso periodo, lo Stato Maggiore Esercito alla richiesta di attrezzare una speciale unità di difesa NBC capace di muoversi su ambienti contaminati , in operazioni di pace "umanitarie"?


Teoricamente dal 31 dicembre 95, ma operativamente dal 1998 , questa unità prende il nome di 7° Reggimento Difesa NBC "Cremona".Di questo reggimento la prima compagnia operativa anche se a ranghi ridotti dove muove i primi passi ?

In KOSOVO, naturalmente, nel luglio del 1999 ed ad onor di cronaca il nome di questa compagnia è veramente indicativo: PESTE.!


Sono delle operazioni di rilevazione e campionamento che vedono il nostro personale che con mezzi anche se limitati recarsi presso alcuni siti bombardati , in tute ed equipaggiamento protettivo e raccogliere campioni di "materiale contaminato".

Lo scopo della prima missione è quello di mettere a frutto ciò che è stato loro insegnato presso la scuola interforze NBC di Rieti, presso il Comprensorio di Santa Lucia, sede del centro Tecnico dello Stabilimento Chimico di Civitavecchia e per alcuni ufficiali presso la NATO SCHOOL (SHAPE) a Oberammergau e presso il Collegio Militare Inglese (Shrivenham).

E per caso, tra i manuali NATO, da essi studiati, non vi era anche quel documento sull’Uranio impoverito che giunse “ ufficialmente” sul tavolo del Ministero Difesa italiano con qualche anno di ritardo ?

Solo coincidenze ed il muro di silenzio NATO può continuare a fare stragi impunemente.

ANTONIO CAMUSO

OSSERVATORIO SUI BALCANI DI BRINDISI

http//www.pugliantagonista.it/osservatorio.htm


venerdì 26 giugno 2009

Muore reduce dal Kosovo. La moglie: "Sono disperata, voglio verità e giustizia"

Ancora un militare italiano morto per presenta contaminazione da uranio impoverito. Si tratta di un uomo di Roma, deceduto l'11 novembre scorso all'età di 49 anni.

A rivolgersi al nostro blog, dopo mesi di dolore e silenzio, è stata L. P., 46 anni, moglie dell'uomo, morto in seguito ad un adenocarcinoma, presumibilmente di origine polmonare. Il militare era stato in missione in Kosovo a Pec dal 2000 al 2001, faceva il radiologo. Ha lasciato, oltre alla moglie, tre figli, di dieci, sette e un anno e mezzo. In una lettera la donna di dice "disperata" e chiede agli organi competenti che sia fatta luce e giustizia sulla morte del marito. Solo alcuni giorni fa avevamo denunciato un altro caso di morte e due di malattia.

Secondo un recente bilancio del Goi (Gruppo Operativo Interforze della Sanità Militare), sarebbero 158 i militari morti e 1991 quelli malati a partire dagli anni novanrta fino ad oggi. In molti si stanno rivolgendo alle strutture preposte per ottenere i risarcimenti previsti dal Governo, che ha stanziato per questo 30 milioni di euro, ma l'iter sembra più difficoltoso del previsto."

venerdì 19 giugno 2009

Un morto sospetto a Messina e altri due casi di malattia. Asportato l'arto inferiore ad un ragazzo di Roma

Un dipendente dell'Agenzia delle Dogane di Messina è morto nei mesi scorsi a causa di una leucemia. L'uomo aveva prestato servizio più volte in paesi esteri e soprattutto in Kosovo. I suoi colleghi raccontano che una volta è stato allontanato dalla sua sede, a causa dello scoppio di una bomba.

Non si tratta del primo caso di personale italiano non militare vitima di possibile contaminazione da uranio impoverito. Mentre per i militari, anche se con ritardo e non sempre in maniera efficace, furono adottate delle misure di protezione, non si hanno notizie sulle precauzioni che i ministeri diversi da quello della Difesa (in questo caso quello delle Finanze) avevano adottato per il proprio personale, impegnato negli stessi teatri e quindi esposto agli stessi rischi delle nostre truppe.

Ma non solo, un ragazzo di 32 anni, che nel 95-96 ha prestato servizio a Decimo (Ca), combatte da due anni con un linfoma di non hodgkin. E poi c'è Stefano, 36 anni di Roma, che denuncia il fatto che gli è stato diagnosticato un osteosarcoma osteoblastico all'emibacino lato destro dopo una permanenza di sei mesi, tra il 94 e il 95, al 116° Deposito Sussidiario di Serrenti sito a circa 35 km da Cagliari. Si trattava di un deposito di armi. In seguito alla malattia il ragazzo ha subito l'asportazione totale dell'arto inferiore destro e dell'emibacino.

Infine Angelo, un altro ragazzo della provincia di Roma, precisamente di Allumiere, reduce dal Kosovo, lamenta, in una lettera al blog, il fatto che la Asl di Civitavecchia non rispetta la legge 27 del 28 Febbraio 2001 (art. 4-bis comma 1) sull'esenzione dal pagamento per gli accertamenti sanitari (analisi del sangue ecc.) che spetta di diritto ai militari che hanno operato all'Estero.

giovedì 23 aprile 2009

ALTRI CASI DI MORTE E MALATTIA

Dopo i casi resi noti il 3 marzo 2009 (un caso di morte, 5 di gravi infortuni) si è avuto notizia di altri 2 casi di morte e 4 di malattia.

Tra i casi di morte quello di un militare di Milano deceduto per leucemia nel 2007, il militare era stato impiegato in Somalia nella Operazione Ibis nel 93. Altro caso quello di un carabiniere di Cattolica che aveva operato nel poligono di Fossano (Cuneo) morto per un tumore ai polmoni. Tra i casi di malattia quello di un militare di Napoli, paracadutista e bonificatore NBC, ammalatosi di un linfoma di Hodgkin, che aveva operato in Somalia nella missione Ibis nel 93. E ancora un caso di un militare che aveva operato anch’egli in Somalia nel 93, ammalatosi di linfoma (10 linfomi su una gamba e uno sul dorso).

Altri due militari, uno che ha operato in Sardegna nel poligono di Decimomannu ammalatosi di un tumore e ancora un Sottocapo di Marina, di Palermo, che ha partecipato alla operazione Enduring Freedom ammalatosi di un linfoma di Hodgkin.

Da osservare che se il numero di casi di malattia era nel 2007 di 1991, come rese noto il GOI (Gruppo Operativo Interforze della Sanità Militare) alla Commissione di Inchiesta Senatoriale sull’uranio impoverito, ora il numero ha superato quello dei 2.000, una cifra veramente preoccupante. E’ da mettere in rilievo il numero dei casi che sono stati resi noti circa le operazioni condotte in Somalia. Ciò avviene dopo la sentenza del Tribunale di Firenze del 17 dicembre 2008, relativo appunto ad un caso verificatosi in Somalia. Finora ufficialmente la Somalia era stata esclusa dalle zone operative da considerarsi a rischio di uranio impoverito, tanto che i casi della Somalia erano stati esclusi dalle analisi delle Commissioni Mandelli.

C’è anche da notare, in relazione a questi casi, che si verifica, a più di 10 anni di distanza, che per alcuni di questi non si ha ancora una decisione circa la “causa di servizio” per la quale dovrebbero probabilmente essere sufficienti 3 mesi di tempo. Inoltre viene richiesta la sussistenza della “causa di servizio” quando la Legge 308/81, che regola gli infortuni anche per le missioni all’estero, prevede che sia sufficiente la molto più ampia condizione di “in continuità di servizio”.

Falco Accame

La Class Action per le vittime di possibile contaminazione da uranio

Vorrei portare l'attenzione su un elemento sul quale non si pone abbastanza l'accento, a mio avviso. Tutti coloro che hanno perseguito le vie legali hanno ottenuto sentenze favorevoli. Il vero problema è che possiamo parlare dei nostri morti per settimane, mesi, anni, sensibilizzsre l'opinione pubblica, rendere sempre più consapevoli coloro che fino ad oggi hanno vissuto ignorando questi fatti terribili.

In ultima analisi però, le Istituzioni ci impongono di ricorrere agli studi legali, agli avvocati. Ci impongono di affrontare cause lunghissime, sempre con l'incertezza di una sentenza avversa. In caso poi di sentenze favorevoli, gli enti che hanno rilasciato i provvedimenti da noi impugnati ricorrono al grado successivo di giudizio. Questo significa affrontare spese enormi, che la maggior parte degli ammalati di cancro e dei loro familiari non sono in grado di affrontare. Il caso di Marica è emblematico.

Chiediamo allora al governo di sbloccare la legge sulla "class action", ossia la causa comune, che consentirebbe ad un gruppo di persone con lo stesso problema di farsi rappresentare, da un unico legale, con un evidente vantaggio e risparmio per i ricorrenti.

Chiediamo al governo perchè la legge è bloccata alle camere da mesi, perchè è stato presentato un emendamento che consentirebbe solo a chi ha un' istanza "identica" di ricorrere allo stesso legale? Questo significa annullare totalmente il significato della legge. Infatti, quanti di coloro che sono morti, come mio marito, sono deceduti al luglio del 1999 per un tumore cerebrale?

L'alternativa alle cause civili, ai ricorsi, alla legge insomma, qual è? Stare qui a parlare tra di noi? Incatenarci ai cancelli del Ministero della Difesa?

Daniela Volpi

martedì 21 aprile 2009

"La verità sulla morte di Atonino Caruso". Scrive la moglie da undici anni senza risposte

Le Istituzioni, delle quali fino ad oggi ho avuto profondo rispetto, stanno danno risposte contradditorie e prive di logica, nonostante la grancassa della propaganda dica che tutti hanno ottenuto, o otterranno a breve, ciò che competeva loro.

Mio marito è deceduto nel 1999, ufficilale dgli incursori paracadutisti, uno stato di servizio costituito da continue missioni all'estero, a partire dal Libano nell'anno 83-84, giovane tenente, e continuare in tutti i teatri di guerra intenazionali Somalia, Ruanda, Bosnia, per finire nel reparto rianimazione dell'ospedale del Celio, ridotto ad una larva.

Nel 1998, già provato dalla malattia, egli stesso inoltrò una domanda per il riconoscimento della causa di servizio. Il mese scorso, dopo undici anni di attesa, ho avuto la risposta, NEGATIVA.
Per la medesima patologia della quale è morto mio marito, glioblastoma multiforme, i familiari di un altro militare deceduto hanno ottenuto il riconoscimento della causa di servizio.

Una vita dedicata allo Stato, per il quale gli uomini come mio marito, che compiono questa scelta, non esitano a sacrificare tutto, a partire dagli affetti. Undici anni di attesa, mio figlio, che ha visto morire suo padre, nel frattempo è diventato un uomo. Sono furiosa, date eco per favore ad un fatto come questo che non esiterei a definire SCANDALOSO.

Il Sig. Garofalo ha tutto il mio affetto e la mia comprensione.

Daniela Volpi

domenica 19 aprile 2009

"16 anni di silenzi sulla morte di mio figlio"

Volevo segnalarvi per l'ennesima volta il silenzio assordante che si è creato attorno alla vicenda di mio figlio Alessandro in relazione all'utilizzo di munizionamento all'Uranio impoverito.
Sulla sua vicenda ci sono TRE INTERROGAZIONI PARLAMENTARI: la prima, datata
febbraio 2001, presentata dall'attuale presidente del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia on.BALLAMAN, la seconda del sen. MALABARBA, la terza interrogazione è a doppia firma degli on.RUGGERI e BURCHIELLARO (tutto visibile su internet).

Sulla vicenda di mio figlio vi è anche un servizio di denuncia della RAI andato in onda
nell'Aprile 2002. Sulla questione Uranio impoverito sono state istituite una commissione scientifica presieduta dal prof.MANDELLI che ha chiuso i lavori con un "eccesso statisticamente significativo di Linfomi di Hodgkin". Sono state istituite due commissioni parlamentari
di indagine che hanno chiuso i lavori con il "nesso di probabilità " cioè nel dubbio si riconsce.

Sono 16 anni che sono in attesa di giustizia e di un riconoscimento per mio figlio ma ad
oggi non ho saputo ancora nulla,voglio sapere se mio figlio è morto per la patria..!
Nereo Garofalo

venerdì 17 aprile 2009

CONTINUA LA SERIE DELLE VITTIME: UN MORTO, NUMEROSI CASI DI MALATTIA FINORA IGNOTI

Una madre scrive da Milano: “Roberto è morto di leucemia due anni fa lasciando una moglie e un bimbo di tre anni. Vorrei sapere se è possibile inoltrare una domanda di risarcimento per mio nipote, almeno una certezza economica” Il militare è stato in Somalia nel 93-94 con la missione Ibis.

C’è da chiedersi in proposito come è possibile che non venga data alcuna assistenza ai familiari di questi militari vittime di possibile contaminazione da uranio impoverito e perchè che non ci si preoccupi di far conoscere loro e alle loro famiglie le procedure per la richiesta di un risarcimento. E’ possibile che si debba far ricorso alla magistratura per ottenere dei risarcimenti come nel recente caso del paracadutista Giambattista Marica?

Altre segnalazioni recentemente pervenute di grave malattia riguardano: un militare che è stato impiegato nel poligono di Decimomannu in Sardegna, ammalato di un tumore, un militare in missione in Somalia del 93 che riferisce: “Mi hanno diagnosticato dei linfomi che si sono manifestati in 10 su una gamba e 1 sul dorso. Da 10 anni non mi è pervenuta una risposta certa”. Anche a questo proposito si pone la domanda: quanti anni occorrono per avere una risposta circa l’attribuzione o meno della causa di servizio? Nel caso del capitano della Folgore Antonino Caruso, deceduto per un tumore al cervello, e che avanzò domanda di causa di servizio nel 1998 mentre era malato, sono passati oltre 11 anni, senza avere ancora una risposta. Ancora un militare di Napoli che è stato impiegato in Somalia (giugno 92 – maggio 93) paracadutista e bonificatore NBC, nel 92 si è ammalato di un linfoma di Hodgkin a sclerosi modulata, un militare della Marina di Palermo che ha partecipato alla operazione Enduring Freedom, nel 2005 si è ammalato di linfoma di Hodgkin. E infine un militare che ha operato nel poligono di Fossano, Torino, si è ammalato di tumore.

Da osservare che i numerosi casi verificatisi in Somalia sono stati del tutto esclusi dalle relazioni della Commissione Mandelli.

Falco Accame

giovedì 9 aprile 2009

Morto militare calabrese dopo missioni nei Balcani

(ANSA) - PAOLA (COSENZA), 9 APR - E' morto di cancro a 28 anni, Francesco De Seta, militare di carriera tra gli alpini a Vipiteno (Bolzano), al quale il male era stato diagnosticato di ritorno da una missione in Kosovo. Il giovane, che era stato piu' volte nei Balcani, e' deceduto a Paola, sua citta' d'origine, dove si sono svolti i funerali alla presenza di un picchetto d'onore dell'Esercito. Da tempo De Seta aveva subito ricoveri in diversi ospedali, ma le sue condizioni si erano aggravate nell'ultimo mese.

Del caso si e' occupato il blog di denuncia Vittimeuranio.com, che dal 2007 si occupa dei rischi legati all'uranio impoverito, curato dal giornalista Francesco Palese. ''I familiari - ha affermato Palese - chiedono adesso di fare luce sulla morte del giovane militare, consumatasi in maniera veloce dopo il rientro dall'estero. Quella di De seta e' solo l'ultima di una lunga serie di morti sospette legate alla possibile contaminazione da uranio impoverito''. ''E' il primo caso - ha aggiunto Palese - di militari calabresi che si sospetta possano essere rimaste vittima dell'uranio impoverito''. (ANSA).

lunedì 30 marzo 2009

TORNARE AI CAMPI – IL SUGGERIMENTO DEL MINISTRO ZAIA VALE ANCHE PER LE SUPERIORI AUTORITA’ MILITARI

Il Ministro Zaia ha recentemente ripreso il suggerimento del Commissario Europeo Fischer Boel (di cui si legge su Il Corriere della Sera del 21 marzo 2009) che prevede che l’euro burocrate faccia degli stage nei campi. Il suggerimento ha una valenza anche per quanto riguarda le superiori autorità militari, che specie da quando è stata eliminata la leva sono sempre più lontane dalla base militare e dalle caserme.

Di questa distanza dai problemi della base, che non sono stati intesi a livello di vertice delle Forze Armate, è una prova quanto è accaduto per gli ammalati per possibile contaminazione da uranio impoverito. Per il vertice delle Forze Armate si è parlato di 37 casi di morte nell’ottobre 2007 (dichiarazione del Ministro della Difesa pro tempore, Arturo Parisi, alla Commissione di Inchiesta al Senato) e nel dicembre del doppio, cioè di 77 casi. Quanto ai malati si è passati ai 255 ai 312, ma contemporaneamente secondo dati forniti dal GOI (il Gruppo Operativo Interforze della Sanità militare) i casi, come appaiono dalla relazione della su citata Commissione di Inchiesta, sempre riferiti al 2007, sarebbero 1991. Dunque una enorme incertezza nella conoscenza del fenomeno. Quanto accade nella “base” sembra assai scarsamente noto al vertice.
Sarebbe perciò importante che le autorità militari a livello superiore svolgessero dei periodi di aggiornamento nelle caserme, “rituffandosi” così in ciò che accade nella base e cogliendo dalla viva voce della “truppa”, senza mediazioni, i problemi che vi si agitano.
Come dice Zaia: “Basta convegni, meglio sporcarsi le scarpe”. Questa è anche la raccomandazione di “Radio scarpa” che è l’unica voce libera del personale militare. Zaia ha organizzato dei “question time contadini”. Domande e risposte dirette. Potremmo farli anche nelle caserme.


Forse così si potrebbe evitare in futuro ciò che è accaduto per l’uranio impoverito. E cioè che il nostro personale si venisse a trovare senza misure di protezione stando, in Somalia e altrove, fianco a fianco con il personale USA che queste norme invece adottava. In fondo non c’è differenza con quanto accadde nell’Epiro dove i nostri soldati avevano le scarpe con le suole di cartone. E quando venne la neve, restarono con i piedi congelati. Le montagne dell’Epiro erano molte lontane da via XX settembre a Roma, non solo fisicamente.

Falco Accame

Presidente Anavafaf

lunedì 23 marzo 2009

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RISARCIMENTI PER I MILITARI AMMALATISI NEI POLIGONI

Nei poligoni come Teulada, Capo Frasca, Decimumannu, Salto di Quirra, in Sardegna impiegati in campo internazionale da operatori militari e civili di terra, mare e cielo, appartenenti a paesi stranieri, debbono essere finalmente riconosciuti i risarcimenti dovuti. Questo vale anche per gli altri poligoni di uso internazionale, come ad esempio nel Lazio quello di Nettuno, in Puglia quello delle Murgie e in Friuli quello del Dandolo.

Da anni l’Anavafaf ha richiesto che tutto il personale che ha operato senza misure di protezione, in particolare il personale che recuperato residuati bellici anche a mani nude (e quindi l’uso di guanti, maschere, tute impermeabili e occhiali) sia risarcito. La recente sentenza del Tribunale Civile di Firenze, in data 17 dicembre 2008, ha previsto un risarcimento di oltre 500.00 euro ad un militare che aveva operato senza misure di protezione. Molti sono i casi di gravi infermità e di morte verificatisi per personale che ha operato in Sardegna, ad esempio i casi Serra, Faedda, Medda, Vargiu, Bonincontro e casi di grave infermità come Cardia, Cappellano, Pisani e altri. In qualche caso, come nei casi Serra e Faedda, nessun risarcimento è stato concesso ai genitori.

Inoltre doveva essere riconosciuto a questi operatori lo status di “vittime del dovere” e i riconoscimenti dovuti a questo status perché hanno operato in un “contesto di impiego internazionale”. Infatti la Legge 13 agosto 1980, N° 466 prevede lo status di “vittime del dovere” agli operatori che hanno subito infermità, in base a quanto stabilito dal paragrafo “f “ della Legge 266 del 23 dicembre 2005 “a causa di azioni recate nei loro confronti, in contesti di impiego internazionale non aventi necessariamente caratteristiche di ostilità”. Per le vittime del dovere sono previsti tra l’altro i seguenti benefici qui riassunti: assegno vitalizio di euro 258 mensili soggetto a perequazione annua, revisione delle percentuali di invalidità riconosciute, esenzione dal pagamento del ticket per ogni prestazione sanitaria, riconoscimento al diritto della assistenza psicologica, beneficio dall’esenzione della imposta di bollo, diritto al collocamento obbligatorio a favore delle vittime, borse di studio esenti da imposizione fiscale, speciale elargizione di euro 200.000 per i superstiti e per i soggetti con invalidità permanente non inferiore all’80%, speciale elargizione di euro 2.000 per punto percentuale di invalidità.

E’ dunque importante che finalmente, dopo che siano state avanzate le richieste da parte degli interessati, si dia corso ai risarcimenti previsti purtroppo ignorati per molti anni.

Falco Accame
Presidente Anavafaf

venerdì 13 marzo 2009

L'ultimo saluto a Giovan Battista

Sono stati celebrati ieri pomeriggio nella chiesa di Neghelli, ad Orbetello (Grosseto), i funerali di Giovan Battista Marica, l'ex militare paracadutista morto per le conseguenze di una presunta contaminazione da uranio impoverito.

Il decesso era avvenuto martedi' scorso dopo un ricovero all'ospedale Santa Chiara di Pisa per complicazioni dovute a un'influenza virale. Il fisico dell'ex para' era ormai debilitato dal linfoma di Hodgkin, che gli avevano diagnosticato quando torno' dalla Somalia, nel 1993, dove si era recato in missione. Ai funerali, officiati dai sacerdoti don Michele Bistazzoni e don Pietro Natali, ha partecipato l'intera comunita' di Orbetello.

In chiesa c'erano la moglie, i genitori e gli amici, ma anche amministratori pubblici e rappresentanti delle forze dell'ordine. Presenti gli avvocati che hanno assistito Giovan Battista Marica nella battaglia legale per ottenere un risarcimento riconosciutogli solo 15 anni dopo, il dicembre scorso, e anche Falco Accame, presidente dell'Anavafaf, l'associazione nazionale che si occupa delle vittime nelle forze armate. Marica e' stato sepolto nel cimitero di Orbetello accanto al fratello, che era deceduto 10 anni fa.

mercoledì 11 marzo 2009

MORTO PARA' MARICA, AVEVA OTTENUTO MAXI-RISARCIMENTO

ROMA, 10 MAR - E' morto oggi Gianbattista Marica, un ex militare malato di tumore per presunta contaminazione da uranio impoverito: meno di tre mesi fa il Tribunale civile di Firenze gli aveva concesso un maxi-risarcimento, il primo in Italia, di oltre mezzo milione di euro. Lo rende noto Falco Accame, presidente dell'Anavafaf, un'associazione che da anni si occupa di queste problematiche. ''E' un giorno di grande dolore per la morte del paracadutista avvenuta oggi a Pisa'', afferma Accame. ''Marica si era ammalato di linfoma di Hodgkin durante la missione in Somalia'', dove era stato per 8 mesi, tra il '92 e il '93. '

'Nonostante le richieste di aiuto e di assistenza e le sue gravissime condizioni - denuncia Accame - gli e' sempre stato negato ogni risarcimento. Cio' fino alla sentenza del tribunale di Firenze del 17 dicembre 2008, che gli ha riconosciuto un indennizzo di 545 mila euro a carico del ministero della Difesa per non aver disposto adeguate misure di protezione''. '

'Ma questo indennizzo e' giunto troppo tardi'', continua il presidente dell'Anavafaf, secondo cui se Marica avesse avuto delle disponibilita' finanziarie ''forse l'esito non sarebbe stato quello verificatosi oggi. Viveva con circa 200 euro al mese. E' stato dimenticato come tanti altri che hanno operato senza norme di protezione, mentre i reparti Usa nel '92 nelle zone di combattimento in Somalia, anche a 40 gradi all'ombra, gia' adottavano tute, maschere ed occhiali. Ci sara' oggi qualcuno - conclude Accame - che sentira' il peso delle responsabilita' per quanto e' accaduto?''.

Gianbattista Marica era ricoverato da circa un mese. La notizia del suo decesso e' arrivata ad Orbetello, dove l'uomo viveva con la famiglia, intorno alle 18,30, come conferma Luigi Piro, presidente della Cooperativa La Peschereccia dove Marica lavorava da oltre quattro anni. ''Era un bravo ragazzo e un grande lavoratore - dice Piro - e ha continuato a lavorare anche negli ultimi due anni, quando ha scoperto di essere malato''. A quanto risulta a Piro, che stasera non e' riuscito a parlare con i familiari, l'ex para' era stato ricoverato a Pisa dopo un'influenza che, ''nelle sue condizioni poteva essere una malattia grave, come poi e' stata''. ''Gianbattista ci manchera' molto perche', oltre ad essere simpatico e una persona eccezionale, era anche un ottimo cuoco. Era in attesa di un trapianto di fegato - conclude il presidente della Cooperativa -, ma non ce l'ha fatta e questo e' il rimpianto piu' grosso''.

martedì 3 marzo 2009

Altri casi di possibile contaminazione

Altri sei casi di militari malati o morti per presunta contaminazione da uranio impoverito: li segnala Falco Accame, presidente dell'Anavafaf, un'associazione che da anni si occupa di questa problematica. In particolare, afferma Accame, un militare della provincia di Salerno che ha operato presso il deposito di Montagna Spaccata (Napoli) e' deceduto per leucemia.

Cinque, invece, i militari malati di varie forme tumorali: in provincia di Caserta, un caporal maggiore di 29 anni, che ha operato in Sardegna e in Kosovo nel 2001; in provincia di Venezia, un alpino che ha operato in Bosnia; in provincia di Aosta, un maresciallo impiegato in Kosovo per un anno dal 2000 al 2001; in provincia di Bari, un maresciallo anch'egli impiegato in Kosovo nel 2001; in provincia di Napoli, un militare impiegato in due missioni in Bosnia. '

'Tutto questo personale - afferma Accame - ha operato senza le misure di protezione rese note in Italia dalla Nato fin dal 1984, costituite da maschere, occhiali, guanti e tute''. Misure che, da una indagine fatta dall'Anavafaf, non sarebbero state adottate per nessuno dei casi conosciuti registratisi ''nelle regioni percentualmente piu' colpite, la Sardegna e la Puglia''.

venerdì 13 febbraio 2009

La Russa promette sostegno alle vittime. In arrivo le regole per "distribuire" 30 milioni di risarcimenti

"Per la salute dei ragazzi in divisa sara' fatto tutto quello che deve essere fatto". Lo ha assicurato a Sassari il ministro della Difesa Ignazio La Russa, rispondendo ai giornalisti sulla necessita' del risarcimento per i militari contaminati da uranio impoverito.

"Per questo", ha aggiunto La Russa, in visita al 152^ battaglione della Brigata Sassari, "abbiamo deciso di stanziare 30 milioni di euro in tre anni che saranno destinati a chi effettivamente, caso per caso, risultera' aver avuto un danno da situazioni come queste".

Su proposta dello stesso ministro della Difesa, intanto, il Consiglio dei ministri ha varato un regolamento, sul quale e' stato acquisito il parere favorevole del Consiglio di Stato, per la disciplina dei termini e delle modalita' di riconoscimento di particolari infermita' per cause di servizio in favore del personale impiegato nelle missioni militari all'estero, nei conflitti e nelle basi militari nazionali.

Il regolamento ''prevede tempi e modi per le cause del personale in servizio impiegato in missioni''.

giovedì 12 febbraio 2009

Morto militare di Viterbo. Aveva prestato servizio in Sardegna. E poche ore dopo la denuncia di una nuova vittima

Ancora un militare morto per possibile contaminazione da uranio impoverito. Il ragazzo originario di Montefiscone (in provincia di Viterbo) è morto all’età di 31 anni. Ha svolto il servizio militare nel 96/97. Nel corso di questo anno ha prestato servizio presso la base militare di Perdasdefogu in Sardegna. Nel 2004 è stato colpito da una forma di tumore al testicolo (Seminoma) che si è risolta con l’asportazione del testicolo stesso e un ciclo di radioterapia. Nel Dicembre del 2007 gli è stato diagnosticato un linfoma non Hodgkin ad alto grado che lo ha portato alla morte.

“Mio fratello – ha detto la sorella della vittima – era una roccia. Mentre era in malattia mi chiamò perché aveva visto un servizio in tv sull’uranio impoverito riguardante la base militare dove lui aveva operato, era preoccupato, io gli dissi: ma cosa vai a pensare. Adesso mi sono documentata e tutto questo mi ha portato a pensare che forse anche Marco sia stato una vittima dell’uranio. Dopo tanto dolore adesso c’è tanta rabbia e la vogli a di verità e giustizia.”

ACCAME, REDUCE SOMALIA E BALCANI MORTO PER TUMORE

''Nel giorno in cui si viene a sapere della morte, finora non conosciuta, di un militare che aveva operato nel poligono sardo di Perdasdefogu, si apprende anche della morte del luogotenente V.M., deceduto il 4 febbraio scorso a causa di un carcinoma esofageo'', sempre per presunta contaminazione da uranio impoverito. Lo afferma Falco Accame, presidente dell'Anavafaf, un'associazione che da anni si occupa di questa problematica. ''Il sottufficiale - afferma Accame, che non rende noto il luogo di residenza del militare - era stato impiegato in Somalia e nei Balcani. Allo stesso luogotenente venne rifiutata la causa di servizio''. '

'E' sperabile - aggiunge - che il ministro della Difesa, che si e' dimostrato molto attento alle condizioni di salute dei militari e che ha annunciato nel Consiglio dei Ministri del 18 dicembre 2008 l'emanazione di un apposito regolamento, possa migliorare la grave situazione esistente per tanti ammalati e aiutare le famiglie dei deceduti con adeguati risarcimenti e assistenza. Non dobbiamo attendere che per simili provvedimenti - conclude il presidente dell'Anavafaf - intervenga la magistratura''

mercoledì 11 febbraio 2009

LA SENTENZA DEL TAR LOMBARDIA APRE LA STRADA A RISARCIMENTI FINORA NEGATI

La notizia che viene dalla sentenza del Tar della Lombardia – sezione di Brescia (10 gennaio 2009) è quella del superamento della condizione della “causa di servizio” come presupposto necessario per i risarcimenti. In conformità con quanto stabilito dalla Legge 308/81 il Tar conferma che i risarcimenti debbono essere concessi anche per la condizione, assai più estesa, della “continuità in servizio”. I risarcimenti che spettano ai militari volontari, anche quelli colpiti per infermità per uranio impoverito, debbono essere concessi non più in base alla “causa di servizio” ma per il solo fatto di “trovarsi in servizio”, ciò riguarda in particolare la speciale elargizione.

La sentenza del Tar della Lombardia è relativa a un caso verificatosi 32 anni or sono, nel 77. che riguarda la morte del maresciallo Ennio Cimarelli Alla vedova del maresciallo Cimarelli era stata negata, nonostante varie richieste, la concessione della speciale elargizione consistente, per la Legge 308/81, in 50 milioni di vecchie lire (25.000 euro). Ma dopo la vicenda di Nassiryia la speciale elargizione è stata portata a 200.000 euro. Per le vittime dell’uranio impoverito, ma anche per militari vittime di incidenti di varia natura, finora non risarcibili perché non fatti rientrare nelle condizioni previste dalla causa di servizio, ora si aprono delle nuove e rilevanti possibilità.

Falco Accame

Presidente Anavafaf

sabato 7 febbraio 2009

GLI USA RICONOSCONO I DANNI AL PERSONALE COLPITO DA SLA NELLA GUERRA DEL GOLFO

Da un articolo sul N.Y. Times del 25 gennaio 2009 si apprende che dal settembre 2008 è stato deciso dagli USA, per i reduci della guerra del Golfo risultati affetti dal morbo che prende il nome dal campione sportivo Lou Gehring (una forma di sclerosi), che venga concessa una indennità per coloro che hanno prestato servizio per almeno 90 giorni. Precisamente essi hanno diritto ai “disability benefits”. Tra il personale italiano che ha operato in zone contaminate da uranio impoverito vi è anche chi è stato colpito da questa malattia.

Un caso non coperto da privacy in quanto reso noto dalla stampa è quello del militare Carmine Pastore abitante in provincia di Potenza. Purtroppo questa malattia non è stata presa in considerazione nelle analisi della Commissione Mandelli e neppure nelle analisi delle commissioni di inchiesta del Senato sull’uranio impoverito, così come non sono state prese in considerazione le malattie genetiche che pure hanno causato la nascita di molti bambini malformati.

Purtroppo ad oggi il Ministero della Difesa e gli altri Ministeri interessati non hanno fornito alcun dato su queste situazioni. E purtroppo ciò ha influenza sui risarcimenti, i quali si riferiscono solo a casi di tumore.

La notizia che proviene dagli USA costituisce un incentivo affinchè finalmente si venga a conoscere il numero dei casi di gravi malattie neurologiche e genetiche finora ignorati. La questione è si interesse anche per l’agenda (e le finalità) della istituendo commissione del Senato sull’uranio impoverito.

Falco Accame
Presidente Anavafaf

P.S. Nell’articolo del N.Y.Timesa si legge: “In other circumstances, proof of casuality has been eased or walved. For instance, the Veterans Affairs Department in 2001 added Lou Gehring’s desease to the list of service-related disabilities for Persian Gulf war veterans; in September 2008 it agreed to consider any service member who served for at least 90 days eligible for disability benefits if they contracted A.I.S.”.

lunedì 2 febbraio 2009

DOPO LA SENTENZA DEL TAR DELLA LOMBARDIA SUL CASO CIMARELLI OLTRE 1000 VITTIME DA RISARCIRE

La sentenza del TAR della Lombardia del 10 gennaio 2009 ha riconosciuto il diritto al risarcimento della “speciale elargizione”(prevista dalla Legge 308/81) alla vedova del maresciallo Ennio Cimarelli – un fatto che avvenne nel 1977 (la speciale elargizione, nell’81, consisteva in 50 milioni di vecchie lire, ma dopo la vicenda di Nassiryia è stata aumentata a 200.000 euro).

I motivi addotti dal Ministero della Difesa per non concedere l’elargizione erano, secondo il TAR, errati. Essi riguardavano il fatto che l’elargizione deve essere concessa: a) al personale volontario (come era il Cimarelli) e cioè non solo al personale di leva. Come affermato dal Ministero; b) non solo per il sussistere di una “causa di servizio” ma anche per il sussistere della più ampia condizione costituita dalla “continuità in servizio”, e il Cimarelli si trovava appunto nella condizione di “in continuità di servizio”.

Certamente oltre 1.000 militari (e loro familiari) dal 1969 (ma probabilmente molti di più) sono stati privati della “speciale elargizione” per gli stessi motivi per cui ne è stata privata la vedova Cimarelli. La problematica riguarda anche le vittime dell’uranio impoverito perché in molti casi non è stata concessa la speciale elargizione sempre per i sopra specificati motivi. La Legge 308 prevede la decorrenza dei risarcimenti dal 1° gennaio 1969.

Dopo la sentenza del TAR della Lombardia occorre quindi procedere, da parte del Ministero della Difesa, ad una accurata revisione della situazione dei risarcimenti per individuare tutti i casi di erronea mancata elargizione.

Falco Accame

lunedì 19 gennaio 2009

Uranio: a "L'Altra Inchiesta" parlano le vittime. Dopo la condanna al Ministero della Difesa

Dopo la puntata del 27 Marzo del 2008 "L'Altra Inchiesta" (foto) dell'emittente televisiva di Lazio e Umbria Retesole ritorna sul tema dell'uranio impoverito e delle sue presunte vittime. 160 militari italiani morti e 2.500 feriti, secondo i più recenti dati. Una nuova speranza per chi in tutti questi anni ha sofferto nel silenzio giunge da una recente sentenza del Tribunale civile di Firenze che ha condannato il Ministero della Difesa al risarcimento di 545mila euro ad un reduce dalla Somalia ammalatosi dopo la missione Ibis.

Ospiti in studio: Falco Accame, presidente dell'associazione delle vittime Anavafaf, già presidente della Commissione Difesa della Camera e la madre di Riccardo Grimaldi, militare della Provincia di Roma morto nel 2004.

Nel corso della trasmissione andrà in onda il documentario denuncia sulle mancate protezioni ai militari "Erano sani e forti. E sono morti" a firma di Francesco Palese.

La puntata si potrà seguire in diretta streaming Martedi 20 Gennaio e Venerdi 23 Gennaio a partire dalle ore 21.10 CLICCANDO QUI.

lunedì 12 gennaio 2009

Il Tribunale di Firenze obbliga il Ministero della Difesa a risarcire un malato con 545mila euro. Si riaccende la speranza in molti di avere Giustizia

Storica sentenza, il 17 Dicembre 2008, del Tribunale di Firenze che obbliga il Ministero della Difesa a risarcire con la somma di 545mila euro per il danno non patrimoniale subito dal militare di Orbetello (Grosseto) Giambattista Marica, affetto da un linfoma e vittima di possibile contaminazione da uranio impoverito. Il paracadutista si era ammalato dopo la missione IBIS in Somalia

Di seguito alcuni passi salienti della sentenza.

“Deve concludersi che, nel caso in discorso, vi sia stato un atteggiamento non commendevole e non ispirato ai principi di cautela e responsabilità da parte del Ministero della Difesa, consistito nell’aver ignorato le informazioni in suo possesso, già da lungo tempo, circa la presenza di uranio impoverito nelle aree interessate dalla missione ed i pericoli per la salute dei soldati collegati all’utilizzo di tale metallo, nel non aver impiegato tutte le misure necessarie per tutelare la salute dei propri militari e nell’aver ignorato le cautele adottate da altri Paesi impegnati nella stessa missione, nonostante l’adozione di tali misure di prevenzione fosse stata più volte segnalata dai militari italiani.

Il Ministero della Difesa sapeva dunque, doveva ed era tenuto a sapere avendone l’obbligo giuridico, dell’uso di ordigni all’uranio impoverito, della sua pericolosità e dei rischi ad esso collegati, e doveva conseguentemente ispirare la propria azione ai principi di cautela e protezione, nella salvaguardia del personale inviato col contingente italiano, da pericoli incombenti e diffusi, ulteriori e diversi dall’ineliminabile rischio insito nel “mestiere di soldato”, in quel precipuo teatro di guerra, come si è detto connotato da forte presenza di sostanze nocive ed idonee ad innescare, su un numero indeterminato di persone, per le notizie al tempo già disponibili, processi eziopatogenetici”.

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Assistenza legale vittime

STUDIO LEGALE Bruno Ciarmoli
Per informazioni: 080/52.47.542

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URANIO: AVVOCATO CIARMOLI, BENE RISARCIMENTO 545MILA EURO

ORA GIUSTIZIA RECENTE SENTENZA FARA' DA APRIPISTA A VITTIME PUGLIESI

Bari, 13 gen. - (Adnkronos) - "La recente sentenza del Tribunale di Firenze che ha condannato il ministero della Difesa a risarcire con 545mila euro un militare toscano affetto da un linfoma dopo una missione all'estero, vittima di possibile contaminazione da uranio impoverito, e' un importante apripista che consentira' ai numerosi militari pugliesi e non solo che vivono lo stesso dramma di avere finalmente giustizia". Lo dichiara l'avvocato Bruno Ciarmoli del Foro di Bari, che da alcuni anni assiste diversi malati e familiari di vittime anche attraverso il sito di denuncia e contatto 'vittimeuranio.com'. "La Puglia - spiega Ciarmoli - e' in assoluto la regione italiana che ha pagato con il maggior numero di militari deceduti il prezzo di questa assurda guerra. Sono infatti sei i morti. Tre in provincia di Lecce, Andrea Antonaci scomparso nel 2000, Alberto Di Raimondo (2005), Giorgio Parlangeli (2007). E poi ricordiamo Roberto C. della Provincia di Taranto, morto nel 2007, Crescenzo D'Alicandro della Provincia di Brindisi, scomparso nel 1996, e il militare della Provincia di Foggia Corrado Di Giacobbe, morto nel 2001". "Almeno altrettanti - conclude - sono i malati, tra cui Carlo Calcagni di Guagnano e Luca Giovanni Cimino di Copertino che ha chiesto di essere indennizzato dopo aver scoperto un tumore osseo in seguito al servizio prestato nel Poligono di Torre Venere, sempre in Provincia di Lecce". (Maf/Ct/Adnkronos) 13-GEN-09 15:12 NNNN