lunedì 4 gennaio 2010

TORRE VENERI: MALATO DI TUMORE UN ALTRO EX MILITARE

Nuovo caso di possibile contaminazione da uranio impoverito in relazione al Poligono di Torre Veneri, in provincia di Lecce. M.D., ex militare di 33 anni, sta combattendo con un linfoma di Hodgkin e attualmente è in cura presso l’ospedale San Gerardo di Monza. La malattia è stata diagnosticata nel 2002. Il ragazzo ha prestato servizio di leva come carrista a Torre Veneri dal 1997 al 1998. “In quel periodo – ha raccontato – ho effettuato diverse esercitazioni, maneggiando munizioni ed armi di vario tipo. Ho fatto tutto ciò nella totale assenza di qualsiasi misura di protezione”.

Si tratta del secondo caso riguardante il poligono pugliese. Ma occorre sottolineare che solo pochissimi militari malati decidono di denunciare le loro condizioni alle associazioni e che non esistono in merito dati forniti dalle strutture militari.

Il precedente

Il 7 ottobre del 2007 un militare di Copertino, sempre nel Salento, di 29 anni, aveva denunciato di essere affetto da un’ “emoblastoma mandibolare”, un tumore osseo. Il giovane aveva prestato servizio nel poligono dal 1998 al 1999. L’attività svolta – denunciò l’ex militare – mi ha portato alla manipolazione di munizionamenti vari, provvedendo senza alcuna protezione a recuperare vedette, bersagli e bossoli esplosi, recandomi nella zona dove pochi minuti prima c'erano state le esplosioni''.

Sulla questione si sollevarono numerose polemiche. Da più parti si disse che l’Esercito italiano non ha mai avuto in dotazione munizionamenti all’uranio impoverito. Anche se questo fosse vero, non basterebbe per escludere che ci possano essere dei rischi per la salute e per l’ambiente, dal momento in cui è facile credere che nei poligoni non vengono utilizzati solo munizionamenti in dotazione alle nostre forze armate. A Torre Veneri, infatti, ci sono stati, nel corso degli anni, numerosi test ed esercitazioni che hanno visto la partecipazione di militari di altri paesi.

Le esercitazioni “a fuoco” della Nato durante la guerra in Somalia

Si ha notizia, ad esempio, di un’esercitazione in ambito Nato, svoltasi nel poligono il 13 Maggio del 1993, quando circa 400 paracadutisti dei contingenti statunitense, tedesco, spagnolo e belga della ''Amf'' (la forza mobile del Comando alleato in Europa) parteciparono ad un ''atto dimostrativo'' nell' ambito dell' esercitazione ''Arena Exchange '93''. In quell’occasione furono svolte anche delle prove “a fuoco” e furono utilizzate delle "sagome" per indicare il "nemico". Era il periodo in cui le forze dell’Alleanza erano impegnate nella missione in Somalia, dove è stato stabilito, anche dalla sentenza del Tribunale civile di Firenze del 17/12/2008, che furono utilizzate armi all’uranio impoverito. Per questo, e per non aver adeguatamente protetto i militari italiani, il Ministero della Difesa è stato condannato a risarcire con 545 mila euro il reduce dalla Somalia Gian Battista Marica, malato di linfoma di Hodgkin e deceduto un mese dopo la sentenza, che stabilì anche il “nesso di causalità” tra la patologia del militare e la sostanza incriminata. Nell’ambito di quel giudizio, inoltre, la Difesa neppure contestò che in Somalia fosse stato utilizzato l’uranio

impoverito. Da ricordare infine che anche la recente sentenza del Tribunale di Roma sul risarcimento di un milione e quattrocentomila euro ai familiari di un militare salentino, Alberto Di Raimondo, morto nel 2005, ha stabilito lo stesso nesso tra il linfoma di Hodgkin e la missione in Kosovo, dove la Nato ammise di avere esploso 31.000 proiettili all’uranio impoverito. Alla luce di tutto ciò è lecito chiedersi con quale tipo di armi si svolgevano le esercitazioni e i test delle forze della Nato nel poligono di Torre Veneri nel 1993. Con quelle che in quel momento venivano utilizzate in Somalia?

La mancanza di informazioni e i test sui blindati "Freccia"

Dai primi anni novanta in poi sono state sempre meno le notizie riguardanti l’attività svolta nel poligono. Ma recentemente, lo scorso 7 ottobre, si è appreso che qui è stato sperimentato il nuovo mezzo blindato dell’Esercito, il “Freccia”, un mezzo di ultima generazione che affiancherà i blindati “Lince” nella missione in Afghanistan. E’ lecito anche chiedersi con quale tipo di munizioni vengono testati questi mezzi, che devono essere in grado di “resistere” alle armi più efficaci, tra le quali sicuramente quelle contenenti uranio impoverito.

I contenitori misteriosi abbandonati nelle campagne

E’ utile anche ricordare un “giallo” accaduto nel 2000. Era il 3 marzo quando 250 contenitori di proiettili per artiglieria furono rinvenuti nelle campagne di Lizzanello, a pochi chilometri di distanza da Torre Veneri. Delle indagini, tese a stabilire di che tipo di armi si trattasse, se ne occuparono i carabinieri, ma non si è saputo più nulla. Si è saputo solo che sui contenitori erano presenti delle scritte in inglese e in tedesco.

La visita della Commissione di inchiesta

Il 21 settembre del 2007 una delegazione della Commissione parlamentare di inchiesta sull’uranio impoverito ha effettuato una visita ufficiale nel poligono di Torre Veneri. L’indagine è consistita, stando alla relazione finale della Commissione, del febbraio 2008, in un “approfondito incontro con il Comandante della struttura, con i suoi collaboratori e con altri alti ufficiali delle Forze Armate”. Nessun prelievo di reperto o di matrici ambientali è stato quindi effettuato, come ad esempio hanno fatto i consulenti della stessa commissione in un altro poligono, quello di Salto di Quirra, in Sardegna.

Nella relazione finale della Commissione, in merito ai poligoni presi in esame (oltre a Torre Veneri e Salto di Quirra anche Capo Teulada, sempre in Sardegna) si dice che: “dal punto di vista organizzativo, permangono ancora dubbi circa l’adeguatezza delle procedure di controllo sulle attività svolte nei poligoni”. Sulla relazione si legge anche: “Per quanto riguarda le vittime delle patologie nell’ambito del personale militare, non disponendo di dati precisi in ordine a coloro che hanno operato all’interno dei poligoni militari in Italia, non è stato possibile esprimere una compiuta valutazione in merito”. Insomma, dalla Commissione nessuna possibilità di fare chiarezza.

L’interrogazione senza risposta

In seguito alla denuncia della malattia del militare di Copertino, il 25 ottobre del 2007, la parlamentare Teresa Bellanova presentò un‘interrogazione al Ministro della Difesa chiedendo “se e da quando nel Poligono di Torre Veneri si faccia uso di uranio impoverito, durante le esercitazioni militari”. Nessuna risposta è giunta dal Ministro. Nell’interrogazione si faceva anche riferimento a una “diffusa e forte preoccupazione tra gli abitanti di Frigole, località costiera della città di Lecce, per l'alta incidenza di patologie neoplastiche verificatesi soprattutto negli ultimi anni”.


Francesco Palese