martedì 29 marzo 2011

Saranno riesumati 20 cadaveri di pastori. Svolta nelle indagini in Sardegna

Il procuratore della Repubblica di Lanusei Domenico Fiordalisi ha ordinato la riesumazione di venti allevatori morti fra il 1995 ed il 2010 a causa di tumori al sistema linfo-emopoietico. Tutti, secondo quanto e' stato possibile apprendere, avrebbero condotto al pascolo le loro greggi sui terreni del Poligono sperimentale interforze di Perdasdefogu-Salto di Quirra.

I resti umani riesumati saranno analizzati dal fisico nucleare Evandro Lodi Rizzini, direttore del Dipartimento di Chimica e fisica dell'Universita' di Brescia e membro del Cern di Ginevra, che e' stato incaricato dal procuratore Domenico Fiordalisi di eseguire gli esami peritali con metodiche che consentano di individuare eventuali tracce di contaminazioni radioattive o tossiche. Gli esami, come gia' accaduto nel caso di quelli effettuati in un laboratorio francese sui resti di un soldato reduce dei Balcani, Ludovic Acaries, morto a 27 anni per un linfoma non Hodgkin, dovranno individuare anche le correlazioni tra la causa delle morti e l'inquinamento che si sospetta possa esserci nell'area del Poligono.

Il prof. Lodi Rizzini sara' affiancato da un medico legale. Nel fascicolo processuale contro ignoti aperto dalla procura di Lanusei e' stato aggiunto intanto anche un nuovo capo di imputazione: omicidio colposo con dolo. La Squadra Mobile della Questura di Nuoro e' stata incaricata di predisporre gli atti per la riesumazione delle 20 salme che avverra' probabilmente a partire dalla prossima settimana.

URANIO: VITTIMEURANIO.COM, FINALMENTE SVILUPPI IMPORTANTI

(ANSA) - CAGLIARI, 29 MAR - ''La riesumazione delle salme di 20 allevatori che pascolavano le loro greggi nelle aree del poligono di Perdasdefogu-Salto di Quirra, morti di tumore tra il 1995 e il 2010, e' un atto molto importante che puo' aprire spiragli di verita' in una vicenda per troppi anni caratterizzata da silenzi e tabu''. Cosi' Francesco Palese, ideatore e curatore del portale Vittimeuranio.com che da anni si occupa dell'uranio impoverito. ''Speriamo adesso che l'indagine del procuratore di Lanusei - continua Palese - possa andare avanti sulla strada che sta percorrendo per arrivare finalmente alla verita' sulla causa di tante morti''.


Leucemia fulminante dopo le missioni. Muore un marinaio di 31 anni

Un marinaio sardo, Paolo Mucelli, di 31 anni, di Baunei, e' morto ieri per una leucemia fulminante nell'ospedale Binaghi di Cagliari. Presto per dire se il suo decesso sia legato alla sua attivita', fuciliere della Marina dal 1999, anche se amici e familiari hanno ricordato che fra le varie missioni in cui e' stato impegnato con il Battaglione San Marco anche la partecipazione dieci anni fa alle operazioni in Kosovo e in Albania. Il militare - hanno ricordato i quotidiani sardi - era stato ricoverato giovedi' scorso con febbre alta, domenica le sue condizioni parevano migliorate, anche secondo quanto hanno riferito i compagni della squadra di calcio della Baunese, in cui era portiere, che dopo la partita sono andati a trovarlo in ospedale. Ma una emorragia cerebrale lo ha stroncato. Una morte sospetta, secondo amici e familiari, per la quale si chiede di fare chiarezza. Riaffiorano cosi' le sue missioni nei Balcani negli anni scorsi mentre attualmente lavorava in una base in Sardegna. (ANSA)

venerdì 25 marzo 2011

Uranio in Libia, intervenga la Presidenza del Consiglio

L’Anavafaf chiede alla Presidenza del Consiglio di intervenire presso l’Onu e la Nato in relazione ai bombardamenti della Libia con missili da crociera Tomahawk dotati di armamento all’uranio, armi usate soprattutto per perforare i bunker fino a 10 metri di profondità.

L’Onu e la Nato dovrebbero assicurare per motivi umanitari l’invio di Osservatori e di strumenti di rilevazione della radioattività nonché di dispositivi di protezione per le persone che vengono a trovarsi nelle zone colpite. Soprattutto maschere e filtri anti-particolato. Bisogna evitare che i libici (sia legalisti che ribelli) si trovino in una condizione come quella in cui si sono trovati militari e civili in Bosnia nel 95-96 dove vennero gettati 10.000 proiettili all’uranio e l’Italia non se ne accorse perché non disponeva di strumenti di rilevazione idonei.

Disponeva solo di un “intensimetro” (RA 141 B) che esplorava una fascia di soli 10 cm. I libici si trovano in una condizione come la nostra o peggiore. E certamente non dispongono di strumenti idonei alla rilevazione delle radiazioni dell’uranio impoverito. Nella Legge Finanziaria del 2008 è stato affermato che l’uranio impoverito e le nano particelle di metalli pesanti presentano rilevanti rischi per la salute (e si stabiliscono dei risarcimenti). Questa stessa situazione si manifesta in Libia che è stata trasformata in un poligono di tiro per armi all’uranio impoverito, una sperimentazione “in corpore vili”. L’impiego di missili Tomahawk non è certo in linea con i principi che dovrebbero ispirare una missione umanitaria.

PERICOLI PER LA POPOLAZIONE PER PESANTISSIMO IMPIEGO MISSILI ALL’URANIO IMPOVERITO

Non è vero quanto si afferma secondo cui i bombardamenti in Libia non hanno causato pericoli per i civili e solo danni alle infrastrutture. Il pesantissimo impiego di missili da crociera Tomahawk ha creato gravi pericoli per la popolazione civile che si protrarranno negli anni e che esigono l’impiego di norme di protezione. I missili da crociera furono già impiegati nei Balcani e le norme di protezione emanate dalla K Force il 22 novembre 99, a firma del colonnello Osvaldo Bizzari, affermano tra l’altro che “se si è in presenza di carri armati colpiti da missili da crociera occorre adottare le misure di protezione”. Viene precisato anche che “i missili Tomahawk contengono contrappesi in DU “che possono contaminare l’area dell’impatto” (which could contaminate the area of impact). In altre normative Usa si precisa che il missile da crociera “carries a 750 lb WDU 36/b reactive titanium (ndr: depleted uranium) PBXN 107 high esplosive/incendiary warhead) cioè porta una testata in guerra di uranio impoverito ad alto potenziale esplosivo e incendiario.

Dunque l’ONU e i Comandi che hanno ordinato i bombardamenti si sono accollati la grave responsabilità di poter produrre danni assai gravi a civili del tutto inermi e che non dispongono delle necessarie misure di protezione contro una minaccia che in Italia ha già prodotto più di un migliaio di malati e più di 100 deceduti.. L’uso di tali armi deve essere fatto immediatamente cessare perché lede profondamente i diritti alla salute e alla vita di moltissimi civili. Gli organismi di informazione italiani tacciono completamente sulla materia “uranio impoverito” e sulle necessarie misure di protezione.

Falco Accame


mercoledì 23 marzo 2011

NEI MISSILI TOMAHAWK URANIO IMPOVERITO. GIA' 30 TONNELLATE SULLA LIBIA

In Libia sono stati lanciati oltre cento missili da crociera Tomahawk. Una parte di questi lanciata da forze Usa, una parte lanciate da forze Uk. Ogni missile porta delle barre di uranio impoverito negli impennaggi.

Tali barre sono costituite da 300 kg del materiale e si incendiano all'impatto. Sono state gettate quindi oltre 30 tonnellate di uranio impoverito. Una minaccia gravissima di danni collaterali per via dei tumori che possono essere provocati. Il personale che si avvicina ai crateri causati dai missili dovrebbe indossare misure di protezione. Sembra che nessuno si sia preoccupato di questo gravissimo problema.

Falco Accame

sabato 19 marzo 2011

LIBIA: ASSOCIAZIONE VITTIME URANIO, CHE ARMI SI USERANNO?

(ANSA) - ROMA, 19 MAR - ''Che tipo di armi saranno utilizzate in un eventuale intervento militare in Libia e quali misure di protezione saranno predisposte per i nostri militari che potrebbero essere chiamati ad operare in quel contesto?''. E' quanto chiede l'Associazione Vittime Uranio, che in una nota esprime la sua ''preoccupazione'' per gli sviluppi della vicenda libica.

L'associazione chiede anche ''se le misure di sicurezza attualmente vigenti prevedano, come accaduto con l'intervento nei Balcani, che gli aerei di ritorno alle basi italiane dopo i bombardamenti in Libia, debbano 'sganciare' in mare gli ordigni non utilizzati, provocando quindi la contaminazione dei fondali marini e del relativo ecosistema. Nel corso della missione nei Balcani - ricorda l'associazione - furono sganciate bombe dagli aeri della Nato nell'alto Adriatico, nelle fasi di rientro nella base di Aviano (Pordedone), e nel basso Adriatico nelle fasi di rientro alla base di Gioia del Colle (Bari)''.

''Insomma - conclude la nota - qual e' il prezzo che i territori interessati dalla presenza delle basi e il nostro personale militare dovranno pagare?''

martedì 8 marzo 2011

AMIANTO: EX OPERAI ETERNIT; ASSOCIAZIONE OFFRE SUPPORTO LEGALE

(ANSA) - LECCE, 8 MAR - ''Profonda vicinanza'' alle famiglie dei salentini ex emigranti in Svizzera che stanno patendo l'insorgenza di neoplasie a causa dell'amianto, dopo anni di lavoro presso la Eternit di Niederurnen, viene espressa in una nota dall'Associazione vittime uranio. ''La questione amianto e' molto simile a quella dell'uranio impoverito'', osserva il legale dell'associazione Bruno Ciarmoli. ''In entrambi i casi - sottolinea - ci si e' trovati di fronte ad un killer silenzioso del quale i militari e gli operai ignoravano la pericolosita' e spesso entravano in contatto con la sostanza senza alcuna misura di precauzione''. ''E' per questo - conclude - che saremo al fianco delle famiglie salentine colpite, alle quali siamo disposti ad offrire il nostro supporto legale. Le condizioni per un'azione risarcitoria per le vittime e i familiari ci sono tutte''.

AMIANTO:EX OPERAI ETERNIT SVIZZERA TORNATI IN SALENTO MALATI I SEGNI DELLA MALATTIA SUL 35% DEI PRIMI 194 OPERAI ESAMINATI

(ANSA) - LECCE, 8 MAR - Circa mille salentini, tutti concentrati tra i territori di Corsano e Tiggiano, nel Capo di Leuca, tutti ex emigranti tornati in Italia dopo aver lavorato nello stabilimento della Eternit, a Niederurnen, in Svizzera, stanno morendo uno dopo l'altro per la comparsa del cancro ai polmoni a causa delle polveri respirate durante la loro attivita' lavorativa. I dati sono forniti dalla Asl che sottopone a periodiche visite gli ex operai. La storia di questi ex operai e' raccontata oggi sulle pagine de ''La Gazzetta del Mezzogiorno''. Intorno al 1960 molti giovani che non trovavano lavoro in Italia sono partiti dal Salento diretti in Svizzera, nella fabbrica della Eternit, portandosi via, grazie al passaparola, familiari, amici e vicini di casa. Dal paese elvetico sono poi tornati a casa per godersi la pensione ma ben presto hanno scoperto di essere ammalati. Tutti si sottopongono a controlli periodici grazie alla Asl di Lecce che gratuitamente effettua visite pneumologiche annuali in virtu' di un accordo con l'Unione dei Comuni ''Terre di leuca''. Molti degli ex operai della Eternit sono gia' morti a causa del cancro. Oggi ne sopravvivono circa 250 a Corsano, altri 200 a Tiggiano, alcune decine sparsi in paesi limitrofi come Gagliano del Capo e Alessano. I primi dati in possesso della Asl annunciano un disastro: sui primi 194 casi esaminati, il 35% presenta gia' i sintomi della malattia tumorale. ''Una strage - si legge nell'articolo della Gazzetta del Mezzogiorno - che sta silenziosamente annullando una intera generazione''. ''Quando i dirigenti sapevano dei controlli - racconta un operaio - ci facevano spegnere le macchine per pulirle dalla polvere''.

mercoledì 2 marzo 2011

La Russa conta i militari malati: sono 2.727

2.727 militari italiani affetti da patologie neoplastiche al 31 dicembre 2009. E’ il dato fornito dal ministro della Difesa Ignazio La Russa rispondendo ad una interrogazione parlamentare presentata da Teresa Bellanova del Pd, il 13 gennaio 2010.

Si tratta del numero più alto fornito negli ultimi anni, e bisogna anche considerare che sono dati incompleti come osserva lo stesso ministro. “Le differenze tra i dati forniti dalla difesa – risponde infatti La Russa - e quelli provenienti da fonti esterne all'amministrazione si possono così spiegare: i tempi di latenza nello sviluppo delle malattie neoplastiche sono solitamente dell'ordine di anni; una parte del personale interessato dal censimento, essendo in servizio di leva, è stato collocato in congedo al termine del periodo previsto, con la conseguenza che l'eventuale patologia insorta adistanza di tempo è stata gestita nell'ambito della sanità civile e nessuna notizia, quindi, è pervenuta nei canali informativi della sanità militare".

“Nello specifico – afferma La Russa - al 31 dicembre 2009, risultano 594 casi di malattie neoplastiche tra il personale impiegato in missione nei seguenti teatri: Balcani, Iraq, Libano e Afghanistan e 2133 tra il personale rimasto in patria o impiegato in altri teatri operativi (periodo 1996-2009)”.

Nessun aggiornamento infine sul numero dei morti: il dato è ancora fermo ai 77 casi dichiarati alla precedente commissione di inchiesta sull’uranio impoverito, mentre per le associazioni sono molti di più. L'Associazione Vittime Uranio, circa un anno fa, ne contò 216.


13 CASI DI TUMORI TRA IL PERSONALE DEI POLIGONI

“Circa il numero delle persone - emerge dalla risposta di la Russa - che potrebbero aver contratto «patologie connesse all'uranio impoverito sul territorio italiano», allo stato, risultano 13 casi di neoplasie tra il personale impiegato nei poligoni di tiro, dei quali 4 deceduti per le conseguenze di patologie neoplastiche (da tener presente che tale dato potrebbe essere condizionato dal fatto che il personale congedato viene poi perso dal flusso informativo sanitario militare)”.

Sempre La Russa rispondendo, lo scorso 15 febbraio, ad un’altra interrogazione presentata dal deputato Maurizio Turco sempre del Pd, ha affermato che “per quanto concerne l'attività di raccolta dei bossoli - svolta normalmente al termine dei tiri con armi individuali e di reparto per il ripristino delle condizioni dell'area utilizzata - non è previsto l'utilizzo di guanti o altri dispositivi di protezione individuale, non implicando tale pratica l'esposizione a sostanze nocive per il personale incaricato”.

Su quest'ultimo aspetto, alla luce degli sviluppi sull'inchiesta di Quirra, La Russa dovrebbe approfondire la questione.